Con il nuovo anno scatta l’obbligo di raccolta differenziata per vestiti e tessuti: ecco tutto quello che c’è da sapere.
Se fino allo scorso anno, vestiti, lenzuola, asciugamani e tutti i tessuti presenti in casa non erano contemplati ufficialmente nella raccolta differenziata, dal 1 gennaio 2022 è scattata una nuova regola. La raccolta differenziata per vestiti e tessuti vari è infatti obbligatoria ma come procedere?
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Abiti in disuso o lenzuola rovinate saranno finalmente smaltite regolarmente. Seppur con qualche ritardo e, soprattutto con situazioni che variano da regione a regione, anche in Italia è obbligatorio differenziare con attenzione. La scelta nasce dalla necessità di ridurre l’impatto del settore tessile sui rifiuti indifferenziati. Le stime parlano infatti di un 5,7% di indifferenziato tessile, pari ad oltre 650mila tonnellate di rifiuti da smaltire in discarica. Da oggi si è messo un punto a tale meccanismo ed il decreto legislativo n°116/2020 ha imposto l’obbligo di separare i tessuti dal resto dei rifiuti.
Raccolta differenziata per vestiti e tessuti: i costi per i cittadini
Con il nuovo obbligo per la raccolta differenziata per vestiti e tessuti, il primo problema da sbrogliare è la differenza tra le varie regioni. Infatti, le percentuali di raccolta dei rifiuti tessili pro capite variano da un territorio all’altro, creando disparità e scalini da recuperare per una gestione più ottimale sull’intero territorio nazionale.
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L‘Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha fornito i dati regione per regione dai quali si evince chiaramente il dislivello da colmare. Per le regioni del nord si parla di circa 2,88 chili per abitante, al centro di 2,95 chili per poi abbassarsi di circa due chilogrammi nelle regioni del sud. Ciò significa che ogni territorio dovrà cercare di recuperare il dislivello ed ogni comune o ente gestore, dovrà attivare il servizio.
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Il cambiamento avverrà con non pochi problemi. Si parla infatti di un doppio costo per i cittadini, da consumatori a utenti che inquinano, con una tassa apposita per lo smaltimento. Inoltre, anche gli impianti di riciclaggio andranno rimodernizzati e adeguati per dar via a quella che potrà diventare una vera e propria economia circolare.