Un disastro programmato dall’Unione Sovietica: la devastazione del lago d’Aral, la separazione in due cavità e la fine di un’era.
Un disastro programmato dall’Unione Sovietica: la devastazione del lago d’Aral, la separazione in due cavità e la fine di un’era. Siamo negli anni 60, nel territorio della grande U.R.S.S., esattamente nell’area compresa tra Kazakistan, Uzbekistan e Turkmenistan, dove sorgevano i fiumi Syr Darya e Am Darya.
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Questi due fiumi trasformavano il terreno arido, permettendo coltivazioni, produzione di cotone e acqua per gli allevamenti di bestiame. L’Unione Sovietica, alla fine del decennio, iniziò a deviare le loro acque per permettere maggiori irrigazioni, favorendo nuove coltivazioni e nuovo allevamenti. Ma qualcosa andò storto.
I due fiumi, che scendevano da montagne rocciose e si insinuavano tra le dune del deserto, attraversavano il deserto del Kyzylkum. Le loro code si riunivano poi nella zona inferiore del bacino, formando il lago d’Aral, il quarto più grande al mondo.
Inizialmente, tutto sembrò andare come da programma, ma i danni erano già iniziati. Furono creati nuovi campi da coltivare e nuovi allevamenti, tutti lungo la zona dei fiumi e, più in basso, accanto al lago, che forniva ricchezza a molte popolazioni.
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Soltanto tre decenni più tardi, ci si accorse del danno creato. Il lago d’Aral si era ridotto notevolmente, separandosi in due parti, una a nord, la più piccola, e una a sud, la più grande. Nel primo decennio del 2000, le due parti di lago si separarono completamente e il livello dell’acqua calò fortemente anche per colpa di anni di siccità.
La parte sud del lago, negli ultimi anni è quasi totalmente scomparsa. La scomparsa del lago, ovviamente ha influito sulla qualità di vita di tutte le zone circostanti. Niente più pesca, ovvero una delle fonti primarie per gli abitanti di quelle aree desertiche.
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La parte nord, invece, nel tempo si è fatta più salata, a causa dei pesticidi e dei fertilizzanti, e non è stata più usata per quasi venti anni. Il sale ha rovinato tutti i campi coltivati, prosciugandoli. Negli ultimi dieci anni, le condizioni sono leggermente migliorate, il Governo del Kazakistan è intervenuto facendo costruire una diga tra le due zone. Ora la pesca è ripresa, e così la coltivazione dei campi, ma il danno prodotto è eterno.