Sono passati 10 anni dall’incidente della Costa Concordia. Tutta la storia sul tragico incidente all’Isola del Giglio.
Sono passati ormai 10 anni dal tragico incidente avvenuta sulla costa dell’Isola del Giglio. Dopo 10 anni la ferita è ancora aperta e la gente non dimentica.
Il 12 gennaio del 2012 la nave da crociera, Costa Concordia, urtò contro alcuni scogli dell‘Isola del Giglio, urto che causò la rottura dello scafo della nave. Questo errore di manovra trasformò quella che doveva essere una vacanza in un tragico incidente di cui ancora oggi si discute.
Quella notte persero la vita 32 persone e altre 157 rimasero ferite. Quello della Costa Concordia è stato il più tragico incidente nella storia navale italiana. La Costa Concordia, infatti, è stata la più grande nave italiana mai naufragata.
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A capitanarla era Francesco Schettino, il cui gesto non è ancora stato dimenticato dal popolo italiano. Quando ancora le operazioni di soccorso non erano completate, il capitano Schettino abbandonò la nave, gesto contrario alle norme di navigazione che impongono al capitano di una nave di rimanere a bordo fino al completamento dei soccorsi.
Le colpe del capitano si sono aggravate quando il comandante si è rifiutato di tornare a bordo, nonostante il ripetuto ordine del comandante della Capitaneria di Porto di Livorno, Gregorio de Falco.
Oggi Francesco Schettino, l’ex comandante della Costa Concordia, sta scontando la sua pena. Il tribunale di Grosseto, l’11 Febbraio del 2015 ha condannato l’ex comandante ad una reclusione di 16 anni, per i capi di inquisizione di omicidio colposo plurimo e abbandono della nave con passeggeri a bordo.
Costa Concordia: le ripercussioni sull’ambiente
Dopo il tragico incidente, la tristemente famosa nave da crociera rimase in mare fino al luglio del 2014, mese in cui incominciarono le procedure di rimozione della nave, per poi trasportarla fino al porto di Genova.
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La permanenza della nave di oltre un anno e mezzo, ha causato danni ingenti all’ecosistema della zona. Ben 2000 tonnellate di oli pesanti, vernici e soprattutto combustibile sono stati riversati in mare, provocando un considerevole danno ambientale.
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Le attività di rimozione della nave, hanno poi aggravato la situazione, impattando ancora di più sull’ecosistema delle coste del Giglio. A patire il danno maggiore sono state le praterie di Posidonia oceanica ed i popolamenti del Coralligeno che sono stati danneggiati dall’effetto ombra del relitto e dal materiale di cantiere che ha soffocato il fondale.