Sarà possibile un giorno abitare su Marte? Gli scienziati sono all’opera per verificare le condizioni di abitabilità del pianeta rosso.
Il pianeta rosso da sempre è noto per essere stato considerato il nostro pianeta B, il nostro piano di fuga, la nostra seconda casa e via di salvezza in caso la vita sulla Terra non fosse più possibile.
Durante gli anni diversi studi hanno dimostrato come Marte, in passato, fosse un pianeta pieno d’acqua con laghi e fiumi, motivo per cui sarebbe potuto essere il luogo ideale per la vita, così come la conosciamo sulla Terra.
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Oggi però quei laghi non esistono più. Non è noto ancora il motivo del prosciugamento di laghi e fiumi, ma alcune ricerche hanno avanzato delle ipotesi. La più plausibile ipotizza che il prosciugamento sia dovuto all’indebolimento del campo magnetico che ha portato ad avere un’atmosfera più rarefatta, causando una conseguente siccità sul pianeta.
Tuttavia, con l’avanzare della ricerca scientifica e la tecnologia sempre più innovativa, sono state ipotizzate altre cause. Tra questa la più interessante riguarda le dimensioni del pianeta. In sostanza, il Pianeta Rosso sarebbe troppo piccolo per poter trattenere grandi bacini d’acqua per molto tempo.
Marte è troppo piccolo per essere abitabile: lo studio dell’Università di Washington
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Washington di St. Louis, in collaborazione con l’Università della California di San Diego, l’Università di Berna, l’Università di Bristol e l’Università di Munster, studiando il Pianeta Rosso, sono giunti alla conclusione che sarebbe impossibile vivere su di esso.
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Il gruppo era guidato dal professor Kuhn Wang, docente presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Planetarie dell’Università di Washington di St. Louis. Sotto la sua guida il team di ricercatori ha riscontrato quanto le dimensione di Marte siano determinanti per la vita su di esso.
Condizioni di abitabilità di Marte: l’utilizzo del Potassio come metro di paragone
Per giungere a questa conclusione i ricercatori si sono basati sull’analisi dei livelli di isotopi stabili del Potassio all’interno dei meteoriti marziani.
Il Potassio, essendo un elemento leggermente volatile, è stato utilizzato come metro di misura, per valutare altri elementi e composti. In sostanza il concetto alla base sarebbe il seguente: se un elemento leggermente volatile come il Potassio si è volatilizzato, cosa succederebbe ad elementi e composti decisamente più volatili, come appunto l’acqua?
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“I meteoriti marziani sono gli unici campioni a nostra disposizione per studiare la composizione chimica della massa di Marte. Quei meteoriti marziani hanno età che variano da diverse centinaia di milioni a 4 miliardi di anni e hanno registrato la storia volatile dell’evoluzione di Marte”.
Studiando i meteoriti si può quindi risalire alla storia dell’intero pianeta secondo il professor Wang, che inoltre aggiunge:
“Attraverso la misurazione degli isotopi di elementi moderatamente volatili, come il potassio, possiamo dedurre il grado di esaurimento volatile dei pianeti e fare confronti tra i diversi corpi del sistema solare”
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Valutando il Potassio all’interno dei meteoriti il team ha evidenziato come nel tempo il pianeta rosso abbia perso molto più Potassio rispetto alla Terra, ma lo ha mantenuto molto di più rispetto alla Luna. Ciò fa comprendere come la principale differenza tra questi corpi celesti sia proprio la dimensione. Secondo il team di esperti, esisterebbe quindi una soglia minima di dimensioni, al di sotto della quale un pianeta roccioso non è più in grado di trattenere acqua.