Si chiama medicina rigenerativa ma si legge nuova vita per le rane e non solo: la scienza che riesce a ricreare gli arti è pazzesca!
Anche un arto spezzato o amputato può essere finalmente rigenerato. Non ci credete? E’ quello che è accaduto ad una rana, curata grazie alla medicina rigenerativa ed ora ritornata alla sua precedente vita. La scoperta è sensazionale ma non si fermerà qui. Tanti gli obiettivi e le ambizioni per poter salvare quanti più animali possibile. La storia dell’anfibio è soltanto l’inizio di una rivoluzione!
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Potrebbe essere una svolta importante nel mondo della ricerca, per gli animali e per l’uomo. Questo ramo della medicina, è volto a rimpiazzare o rigenerare cellule e tessuti con l’intento di ripristinare le normali funzioni degli arti. I suoi trattamenti vengono applicati soprattutto per curare malattie alle articolazioni o problemi a legamenti e tendini, ad esempio negli sportivi. Il meccanismo è davvero entusiasmante e, l’ultima ricerca in ordine cronologico, è davvero pazzesco. Anche gli animali possono ritornare a correre, saltare e camminare sereni.
Medicina rigenerativa, il caso della rana
In pochi mesi e grazie ad un mix di farmaci, un piccolo esemplare di anfibio, ha riavuto la sua zampa. Il caso della rana è davvero straordinario e mette ben in mostra, tutte le potenzialità della ricerca e della scienza. L’animale aveva una zampa amputata ed è stata rigenerata mediante un mix di farmaci ed un cappuccio in silicone.
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Utilizzando termini molto pratici, i ricercatori hanno messo a punto un piccolo bioreattore, una sorta di cappuccio in silicone che si applica sulla ferita. All’interno del cappuccio, è stato inserito un mix di farmaci che curano l’infiammazione e favoriscono la produzione di collagene. Il cappuccio è stato posto sull’arto per 24 ore. A distanza di qualche mese, circa 18, l’arto si è riformato ed è assolutamente funzionale. Incredibile ma vero, l’animale ferito è ritornato come prima e la sua vita è stata salvata. Lo studio è stato reso noto su riviste e condiviso da importanti istituzioni come l’Università di Harvard.
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Il caso dell’anfibio è soltanto il primo di una lunga serie. Gli obiettivi dei ricercatori non si fermano infatti qui. Gli studi sperimenteranno ulteriori combinazioni di farmaci stimolanti e l’intento sarà quello di ampliare il raggio di azione anche sui mammiferi.