L’ENPA ha lanciato l’allarme, una situazione incresciosa si sta abbattendo sulla regione e che mette in pericolo la biodiversità. Occorre intervenire prima che sia troppo tardi.
La biodiversità è un tema abbastanza delicato e che merita di essere trattato adeguatamente. Purtroppo ancora oggi si assistono a scene abominevoli dove a farne le spese sono proprio gli animali e quasi sempre per mano dell’uomo, essere egoista per eccellenza. Ma non è sempre così, per fortuna negli anni sono proliferati i volontari che sposano la causa e si fanno portavoce di un movimento per tutelare gli animali, tra questi l’ENPA.
L’Ente Nazionale Protezione Animali infatti è formato da volontari che monitorano la situazione nazionale ed un allarme è scattato con riferimento ad una specie animale che rischia l’estinzione. Numerosi gli esemplari trovati morti lungo le spiagge della Campania, a Napoli precisamente. Ecco che l’ente si è prodigato per sensibilizzare i cittadini e contrastare questo triste fenomeno.
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I volontari dell’ENPA lanciano l’allarme: qual è la specie in pericolo?
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In Campania si è assistita ad una vera e propria strage di tartarughine, le caretta caretta. A Napoli infatti sono stati trovati solo a gennaio 15 esemplari morti, una cifra che in realtà nasconde un maggior numero di decessi. La scorsa estate in regione sono nate quasi 3 mila tartarughine, un boom di nidi – 57 quelli accertati solo in Campania – che aveva fatto ben sperare.
Ma l’inverno ha ribaltato la situazione: le temperature rigide indeboliscono questa specie e ne determina la morte. Situazione pericolosa anche in mare dove vengono pescate accidentalmente e poi rigettate in acqua; un’azione che suggeriscono gli esperti errata in quanto la tartaruga potrebbe poi trovare la morte successivamente per embolia a causa della permanenza in rete dei pescatori o per aver inghiottito della plastica.
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“Chiediamo ai pescatori di non rigettarle subito in mare nel caso le rinvenissero nelle reti… vanno allertate le autorità, a cominciare dalla Capitaneria di Porto o dai centri di riferimento regionali” questo quanto suggerito dall’Area Marina Protetta della Campania per arginare questa difficile situazione.