Sono tante le leggende che raccontano di questo bellissimo insetto, la coccinella è un portafortuna: vi raccontiamo la sua storia più bella.
Sono tante le leggende che raccontano di questo bellissimo insetto, la coccinella è un portafortuna: vi raccontiamo la sua storia più bella. Una delle leggende più antiche risale alla mitologia greca. Secondo la tradizione orale degli antichi poeti, la coccinella rappresentava la dea Era, moglie di Zeus, simbolo di luce e di fertilità. Il colore rosso identificava l’amore, la vittoria e anche la salute.
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I puntini neri presenti sul dorso sono sette, secondo la religione il numero sacro, divino, legato a Dio. Questa caratterista, infatti, ha dato vita, nel corso dei secoli, a numerose leggende. Ma anche culture più antiche del cristianesimo coglievano segni nei sette puntini neri. Per alcuni popoli, infatti, dopo aver visto una coccinella si aveva fortuna per sette mesi. La fortuna, molto spesso, corrispondeva in una vincita cospicua.
La fortuna legata alla coccinella, un insetto originato da un mito
C’è un leggenda molto particolare, a dire la verità poco conosciuta, ma tramandata nel tempo. Praticamente, racconta di un uomo immortale, chiamato Urunti, il cui scopo era quello di vigilare sulla Terra e sugli esseri viventi, tutti immortali e tutti costretti a vivere in eterno, anche se stanchi e feriti. Urunti doveva mantenere equilibrio e giustizia tra gli umani, ma un giorno, maneggiando una rosa, si punse il dito. Dalla pelle sgorgò una goccia di sangue che cadde al suolo, trasformandosi in un piccolo insetto rosso.
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Il piccolo insetto chiese a Urunti perché il mondo fosse così spietato e crudele, Urunti spiegò perché esiste l’ingiustizia, della quale lui stesso è il guardiano. La coccinella chiese quante ingiustizie conoscesse, Urunti rispose sette. Così l’insettino chiese all’uomo di disegnare sul suo dorso sette macchie nere, simbolo delle sette ingiustizie terrene.
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La coccinella insegnò a Urunti la nascita e la morte, due entità a lui sconosciute, essendo immortale. Per fargli capire la loro bellezza, l’insetto invocò la morte di tutti gli esseri viventi stanchi e feriti. La morte divenne un’entità importante per sfuggire alle ingiustizie del mondo. Dopo qualche tempo, la stessa coccinella, stufa della crudeltà, si uccise pungendosi con la spina della rosa. Urunti, a quel punto, introdusse la morte e, stanco anche lui delle sofferenze, decise di togliersi la vita per restare accanto alla piccola amica.