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Europa ritorna al carbone, la scelta energetica dei grandi della Terra

Purtroppo ecco l’inversione di marcia di tutta l’Europa, dopo il periodo di pandemia: ritorno al carbone e  al nucleare, scelta sbagliata?

Ritorno al carbone e  al nucleare, scelta sbagliata? (foto da Pixabay)

Purtroppo ecco l’inversione di marcia di tutta l’Europa, dopo il periodo di pandemia: ritorno al carbone e  al nucleare, scelta sbagliata? Ce lo dovevamo aspettare, ma gli Stati dell’Europa decidono di tornare al carbone. È la linea seguita da Parigi e Berlino per contrastare il caro-bollette, con l’aumento spropositato di luce e gas, per lo più forniti dalla Russia.

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I rapporti con la Russia sono difficoltosi, primo perché Putin ha deciso di guardare a est, verso la Cina, per aprire un nuovo mercato. Secondo, perché le risorse primarie stanno per terminare, e le giacenze rimaste sono vendute a prezzi più alti. La soluzione è l’inversione di tendenza? Il ritorno al tanto contestato combustibile fossile è obbligatorio per evitare un blackout?

Ritorno al carbone e al nucleare, i pro e i contro

Ritorno al carbone e al nucleare, i pro e i contro (foto da Pixabay)

La Comunità europea è spaventata dalla mancanza di energia e ricorre ai ripari. Si fanno sempre più tesi i rapporti col Cremlino, anche se Putin assicura pieno appoggio, specie dopo la telefonata con Mario Draghi. La Germania protesta, ora che ha chiuso le sue sei centrali nucleari, mentre la Francia sta ristrutturando le sue, in attesa di riaprirle. E in Italia?

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In Italia, Silvio Berlusconi invoca il ritorno all’energia nucleare, vista come sicura ed efficiente, e cerca di spronare il Governo ad appoggiarlo. L’Europa non sa da che parte andare, e pensare che aveva messo in programma la transizione green per i prossimi anni, ad oggi frenata. Affidarsi alle energie rinnovabili, adesso, non riesce a soddisfare l’intera popolazione e non può portare energia a sufficienza. La svolta green per ora attende, e per sconfiggere il caro-bollette non si può non fare un passo indietro, affidandosi alle energie fossili.

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Tra l’altro, la tensione tra Russia e Ucraina potrebbe mettere a rischio le forniture di gas. Insomma, le tensioni geopolitiche si abbattono sulle famiglie e sulle imprese. Un problema non di poco conto che bisogna superare al più presto, altrimenti si blocca la crescita. L’Italia non è messa bene, poiché ormai da decenni si affida alle forniture provenienti dalla Russia, i suoi impianti di metano e di carbone sono dunque obsoleti, inquinanti, e fermi da tanto tempo, e non è possibile riattivarli. Cosa accadrà?

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.

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