La Russia rappresenta il maggiore fornitore di gas per l’Italia. Le mosse pensate dal Governo per fronteggiare questa emergenza
Considerando il periodo storico che tutto il mondo sta attraversando, a destare preoccupazioni, non è solo ciò che accade direttamente sul territorio Russo-Ucraino. Purtroppo questo scontro, coinvolge tutti, ed a pagarne le conseguenze, seppur in modi diversi, siamo noi poveri e semplici cittadini. Sicuramente a pagarne il prezzo più alto saranno i cittadini delle nazioni direttamente coinvolte, ma anche noi, in Italia, subiremo le conseguenze di queste brutte pagine di storia. Noi che ci riforniamo dalla Russia per il gas.
Scontro Russia-Ucraina: le forniture del gas messe in pericolo dalla guerra: La posizione dell’Italia
A coinvolgere l’Italia non è solo la sfera “emotiva” e l'”empatia” per ciò che umanamente rappresenta una guerra. Il nostro popolo è sempre stato particolarmente sensibile alle tragedie avvenute, nel tempo, negli altri paesi del mondo, mostrando sempre vicinanza e mostrandosi sempre attiva nell’aiuto concreto ad altri popoli. Questo conflitto coinvolge il nostro paese anche e soprattutto sotto il profilo economico.
Come ha sottolineato il nostro Presidente Del Consiglio, Draghi, si tratta di un momento molto delicato anche per il nostro paese. Come tutti sanno, l’Italia rientra tra quegli Stati che sono completamente dipendenti dalla Russia, sono loro a rifornirci il gas, da loro il nostro paese lo acquista per soddisfare i bisogni degli Italiani.
Tale dipendenza, in questo momento così duro ed incerto, mette in discussione, dunque, le forniture di gas che provengono dalla Russia. Una delle prospettive tracciate dal governo proprio in questi giorni riguarda l’ approvvigionamento del gas.
Come sopperire ad un eventuale mancanza di fornitura di gas da parte della Russia?
Si prospetta, dunque, per far fronte a quest’esigenza, di ritornare ad una fonte fossile, accantonata negli anni perché ritenuta altamente inquinante.
TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE >>> La guerra di Putin in Ucraina: blackout per Italia e Occidente
Nel nostro paese esistono ancora delle centrali di carbone, ben 7 distribuite su tutto il territorio nazionale. Per due di queste sette era già stato avviato un procedimento per la riconversione, proprio in vista dei problemi che già si respiravano sul fronte Russo-Ucraino.
Gli impianti si trovano a La Spezia, Fiume Santo, Portoscuso (Sardegna), Brindisi, Torrevaldaliga (Roma), Fusina (Venezia) e Monfalcone (Gorizia). La produzione, nello scorso gennaio copriva il 4.9% circa, del fabbisogno energetico italiano. 5 dei 7 impianti sono posseduti da Enel Energia.
TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE >>> Europa ritorna al carbone, la scelta energetica dei grandi della Terra
Il nostro paese si era impegnato a convertire queste centrali per farle funzionare a gas, ma il progetto non è decollato a causa degli improvvisi aumenti di prezzo della materia prima. Il prezzo del carbone, invece, almeno per il momento è rimasto stabile. Il governo, per questo motivo, sta valutando l’ipotesi della produzione di energia attraverso il carbone, ritornando così a rifornire l’Italia di questa fonte di energia alternativa come succedeva un tempo.