C’è chi in agronomia non apprezza bizzarie e chi, invece, si cimenta nella pratica dell’innesto. Scopriamo insieme come realizzarla con i cactus.
Le piante grasse sono famose per la loro resistenza e capacità di sopravvivenza soprattutto a climi particolarmente torridi e apparentemente ostili alla vita. Della famiglia delle succulente fanno parte i Cactus (più raro al plur. “cacti”) che vantano circa 3000 specie e 120 generi di esemplari.
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Ma parliamo dell’innesto. Fra le pratiche più complesse e diffuse in agronomia, quella dell’innesto è una tecnica che autorizza la fusione anatomo-fisiologica di due individui differenti, anche nella specie, per rinnovarne determinate caratteristiche. Ma vediamo meglio.
Innesto: una peculiare pratica agronomica
A livello tecnico, un innesto si effettua più o meno in questo modo: è necessario partire da due individui differenti di pianta, detti bionti, e scegliere chi fra i due svolgerà la funzione di base dell’innesto, il portinnesto per l’appunto, e chi invece sarà il marza, ovvero la parte da innestare, quella aerea della pianta appartenente ad una diversa specie.
Dagli esperti della pratica viene contemplata la possibilità di inserimento di una terza specie fra i due bioni definita specie intermediaria. Ma perchè innestare una pianta coltivata? Le ragioni sono molteplici, vediamo alcune. In agronomia si ricorre all’innesto di solito per regolare lo sviluppo, la longevità e la precocità della pianta.
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Il portainnesto è infatti in grado di trasmettere al nuovo individuo i propri caratteri fisiologici e fenologici specifici. La specie deputata alla funzione di portinnesto viene di solito selezionata per le proprie qualità. Questa verrà scelta in base al vigore e alla resistenza manifestata verso specifici parassiti nocivi, invece, per il marza, ad esempio.
Si ricorre all’innesto anche per rinforzare la struttura scheletrica della pianta o in caso di insperabili difficoltà di radicamento della seconda. Esistono infatti delle specie che per radicare richiedono necessariamente il ricorso all’innesto per fisiologiche difficoltà di propagazione.
Tutte queste ragioni valgono allo stesso modo per gli innesti di cactus. Se la scelta del portinnesto seguirà alcuni dei prametri di cui sopra, il cactus beneficerà delle proprietà dell’ospitante, fiorirà in tempi minori, non incorrerà nel marciume radicale, rafforzerà la propria struttura basale. Ma vediamo come orientarci nella scelta del portinnesto e come procedere.
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Il marza e il portinnesto dovranno avere più o meno lo stesso diametro per favorire l’equilibrio del corpo della pianta. Per orientarci nella scelta del portinnesto possiamo assecondare le nostre esigenze, che siano estetiche o strettamente tecniche. Ecco una piccola serie di portinnesti e relative proprietà.
Se vogliamo ottenere delle piante grasse a struttura colonnare è bene orientarsi verso la specie Trichocereus spp. o Cereus spp.; se prediligiamo le forme globose, invece, l’Echinopsis spp.; per favore la crescita veloce della nostra pianta, allora saranno da tenere in considerazione il Trichocereus spp., l’Eriocereus jusbertii, il Myrtillocactus geometrizans, e l’Hylocereus spp.