Dormire tanto dopo pranzo, non è buon segno! Uno studio scientifico rivela l’assurda verità

Dormire piace a tutti. È un’attività fondamentale per l’organismo, consente di rigenerarsi ed eliminare le tossine del giorno. Ma dormire fa sempre bene? E quanto dormi?

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Dormire (Foto di Dieter Robbins da Pixabay)

C’è chi dorme poco e chi troppo, chi preferisce il pomeriggio alla notte e chi invece è insonne. Il sonno è un’attività necessaria al benessere del nostro organismo eppure, non sempre fa bene. Funzionale per il cervello all’immagazzinamento dei ricordi e al consolidamento della memoria, il sonno è uno dei pilastri del nostro fabbisogno.

Osserviamo i risultati di uno studio condotto dall’Università di Hubei di Shiyan (in Cina), che ci parla di un’importante correlazione fra i ritmi sonno-veglia e l’insorgenza di una seria malattia. La sospensione dello stato di coscienza è infatti un’attività fisiologica dell’organismo, ma se protratta oltre quelle che sono le fisiologiche tempistiche, potrebbe comportare dei rischi.

Un allarmante filo rosso: quanto dormi durante il giorno?

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Globuli rossi (Foto di allinonemovie da Pixabay)

Gli studiosi hanno ravvisato una possibile correlazione tra sonnolenza continua, sonno a intermittenza nelle ore diurne, in particolare dopo pranzo, e insorgenza di fenomeni ischemici. La ricerca ha seguito il metodo sperimentale ed è stata svolta su un campione di 31.000 pazienti. L’età media dei partecipanti si aggirava attorno ai 60 anni.

I risultati raccolti raccontano di come gli individui abituati a dormire dopo pranzo ,o a trasporre il sonno alle ore di veglia, corrano un elevato rischio di manifestare un ictus. I ricercatori aggiungono che dormire per più di nove ore a notte favorirebbe l’insorgenza dell’evento e che sarebbe bene ridurre le ore di sonno a 8 o poco meno.

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Tuttavia il sonnellino pomeridiano non è sempre origine di malesseri. Se la durata è compresa fra i 30 e i 40 minuti sortirà un effetto sicuramente benefico per l’organismo, se invece si è abituati a dormire in media oltre 90 minuti, allora il rischio di ictus aumenterà.

Ad avvalorare questa tesi è il fattore apnee notturne: la sonnolenza diurna potrebbe essere causata dalla difficoltà a dormire nelle ore notturne. La causa è spesso rappresentata dalle apnee notturne e il rischio, in questo caso, è quello di incorrere in eventi cardio-vascolari anomali. Queste informazioni sono il risultato dell’International Stroke Conference avvenuta nel 2008 a New Orleans.

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La percentuale di rischio di ictus, valutata con l’indagine dell’Università di Hubei su soggetti ultra-sessantenni, è del 56%. Se i vostri parenti più maturi presentano continua sonnolenza, è consigliabile recarsi dal medico per ulteriori accertamenti.

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