Ad oltre dieci giorni dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, gli effetti collaterali su allevamento e serre sono devastanti. La crisi è dietro l’angolo.
Sono giorni terribili quelli che stiamo vivendo e le immagini dei bombardamenti resteranno indelebili nella nostra memoria. Oltre ai gravi effetti sulla popolazione di Russia ed Ucraina, i danni collaterali si avvertono in tutta Europa. L’intera filiera alimentare e le serre di fiori sono già in affanno.
E’ un periodo che non dimenticheremo facilmente e che non avremmo mai voluto vivere. Dopo la devastante pandemia, la vita di tutti è stata sconvolta dallo scontro tra Putin e Zelenskyj. La situazione non appare rosea e di certo il conflitto non terminerà a breve.
La popolazione ucraina è stremata mentre quella russa cerca di far sentire la sua voce. C’è chi ha già perso tutto e non sa cosa succederà nel prossimo futuro. In realtà, nessuno può predire ciò che accadrà ma, almeno dal punto di vista economico, le previsioni parlano chiaro. La crisi è già in atto.
Non passerà purtroppo molto tempo prima di toccare con mano gli effetti devastanti di questo assurdo scontro europeo. Oltre agli aumenti notevoli di gas e benzina, sono già diversi i settori in crisi e che risentono delle imposizioni e sanzioni in atto.
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L’allarme arriva dalla Coldiretti che, attraverso un’analisi, ha reso noto come nella prima settimana di scontro il costo del grano è cresciuto del 38,6% e quello del mais del 17%. Questi aumenti hanno ripercussioni sull’intera filiera. Basti pensare che il mais serve a nutrire gli allevamenti grazie a quali vengono poi prodotti carne, formaggi e latte.
La situazione non cambia per quanto riguarda la coltivazione dei fiori. L’aumento dei costi dell’energia, pari al 50%, è insostenibile per i coltivatori che hanno costi di produzioni molto più alti rispetto agli introiti. Si pensi che una pianta di orchidea coltivata in serra, ha bisogno di 14 ore al giorno di riscaldamento e luce. Ciò basta ad ipotizzare i consumi.
Le imprese italiane e mondiali sono in difficoltà. All’inizio del mese di marzo, hanno ridotto la produzione a causa dei costi insostenibili. Inoltre, quello che verrà prodotto costerà al consumatore finale molto più di prima.
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La speranza è che questo conflitto termini al più presto possibile innanzitutto per le popolazioni colpite. Questo poi servirà a ripristinare l’economia che comunque vivrà momenti bui. L’Italia non è un paese autonomo in molti settori e, la sua economia, è fondata su import ed export fondamentali per le imprese.