Tabarelli, presidente di Nomisma Energia contro Draghi e Cingolani: “gli obiettivi di cui parlano non sono raggiungibili, lo dicono i numeri. La via per sganciarsi dalla Russia non è così breve”. Non c’è da essere ottimisti.
L’ispessirsi della crisi energetica Italiana, in queste ultime settimane, divide l’arena del dibattito pubblico. La transizione verde caldeggiata e necessaria per la più ampia crisi ambientale si accosta ad un termine ancora poco assimilato, quello di “diversificazione” energetica.
L’Europa si desta bruscamente da anni di dormienza e non sa come disimpegnarsi dalla Russia e il manico del suo coltello: il rifornimento e l’export di gas. Affronta il tema il presidente di Nomisna Energia Davide Tabarelli che si mostra impietoso nel ridimensionare l’ottimismo manifestato dal piano governativo.
“Il mondo si divide in paesi che hanno energia e paesi che la importano”, dichiara in puntata a Omnibus, il 17 marzo. Casi spesso dolorosi di affrancamento dalla dipendenza energetica Russa provengono dal Medio Oriente e l’Afghanistan. I moventi sono da rintracciare nella possibilità per queste zone di disporre di energia autonoma interna al territorio: il petrolio.
Gli Stati Uniti sono autoefficienti per gas e petrolio e l’Italia dal canto suo riesce ad attutire la crisi grazie all’import dal continente a stelle e strisce. Tuttavia Tabarelli è chiaro: “noi dobbiamo fare pace con noi stessi. Dobbiamo riconoscere che per il momento, secondo me anche nel lungo termine, senza petrolio e gas, e non oso parlare nemmeno di carbone, non ce la fossiamo fare”.
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Per Tabarelli è impossibile fare a meno della Russia di Putin. Colpevole è sono l’adagiarsi progressivo ad un calo della domanda energetica favorita dai rifornimenti del colosso. Complice il prezzo basso dell’energia dato dalla larga fruibilità. Non esiste alternativa ai flussi di gas russi e l’Italia si troverà a fronteggiare dai primi mesi del 2023 una crisi energetica senza precedenti di cui già saggiamo la portata.
Il governo ha varato l’ok alla semplificazione delle pratiche burocratiche per le rinnovabili di modo da favorirne il lancio. Tabarelli commenta: «Se anche da qui al prossimo inverno la produzione aumentasse del 10%, ed è impossibile che accada, risparmieremmo qualche centinaio di milioni di metri cubi di gas.
Poca cosa e anche gli obiettivi di lungo periodo sono irrealizzabili, lo sanno tutti gli operatori del settore. Siamo in emergenza e forse non lo si sta tenendo davvero in considerazione. Non possiamo aspettare il prossimo inverno e sperare che le cose migliorino».
Quando l’Italia nell’ ’87 passava al metano, a seguito dello stop al nucleare, nulla importò della situazione di instabilità politica manifestata dalla Russia già dai tempi della caduta del muro di Berlino. Non importò nulla nonostante il nostro paese stesse ipotecando il 40% dei propri rifornimenti alla superpotenza.
Analizzando l’Italia Tabarelli spiega che la provincia di Verno nel 2018 ha consumato 6.460 GWh di energia elettrica (Vicenza 6.137, Padova 5.474) così distribuiti: industria 3.007 GWh, terziario 2.160 GWh, domestico 1.067 GWh, agricoltura 227 GWh. In questo contesto la percentuale più alta di produzione energetica è stata a carico della termoelettrica, quella che sfrutta il metano.
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Le energie rinnovabili, seppure in crescita, hanno avuto un ruolo marginale. Verona si distingue nell’energia idroelettrica per cui vanta numerosi impianti che sfruttano soprattutto le acque del fiume Adige. Quando si parla di energie rinnovabili come ad esempio il fotovoltaico, c’è da considerare l’andamento stagionale della produzione energetica.
Infatti i picchi in percentuale si registrano a luglio, i minimi a gennaio. Questo mal si accorda con l’esigenza del Veronese di estendere i terreni coltivati per fronteggiare la crisi agricola: ciò mina la possibilità di istallare impianti fotovoltaici da terra. Uno scenario dunque disincantato quello che descrive Tabarelli, tuttavia da qualche parte si dovrà pu partire. L’invito generale è alla parsimonia nella gestione dell’economia domestica dei consumi