L’orchidea è una pianta esotica tropicale divenuta nel tempo molto popolare anche in Europa per via della sua importazione. Scopriamo come prenderci cura di lei partendo dal terriccio.
Pianta originaria dell’Asia, dell’America centrale e dell’America del sud, presenta delle particolarità a cui è necessario fare attenzione se l’intento è quello di coltivarla. La coltivazione dell’orchidea, della famiglia delle Orchidaceae, avviene soprattutto in interno, nel clima temperato delle nostre case.
Questo habitat, seppure lontano dalle sue zone d’origine, ne favorisce la crescita essendo per l’Orchidea difficile crescere spontamente nel deserto e sui ghiacciai. La maggiorparte degli esemplari infatti cresce spontaneamente in natura sui tronchi degli alberi o fra le rocce. Ciò ci costringe a prestare attenzione al primo fattore fondamentale: il terriccio. Scopriamo come soddisfare al meglio le necessità nella nostra orchidea.
Orchidea: una pianta non comune dalle necessità particolari
Se già possiedi un’orchidea o hai avuto modo di osservarla da vicino, avrai notato sicuramente che non è piantata nel comune terriccio a cui sei abituato. Le orchidee sono fra quelle piante che non vogliono terra per la crescita delle loro radici bensì spazi porosi, e ariosi. Non a caso le sue radici sono aeree, crescono cioè al di fuori del terreno andando a ricercare umidità nell’ambiente.
Come si diceva poco fa in natura le orchidee crescono spontaneamente sul tronco degli alberi, orchidee epifite, o fra le rocce. Non sono pochi i casi di specie di orchidea nate sul suolo poroso della foresta. In buona sostanza non amano essere ricoperte di terra bensì prediligono luoghi secchi, porosi e poco soffocanti.
L’Orchidea Phalaenopsis è la specie più comune di orchidea. Questa specie è quella che con buona probabilità ritroverete in vendita presso i fiorai ed esposta e coltivata in appartamento. Vediamo allora come preparare il terreno per questa pianta davvero incantevole. Il terreno che dovremo preparare non sarà quello universale adatto alle piante nostrane bensì sarà un composto: un mix, cioè, di materiali.
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Il comune terriccio interrompe il normale ricambio d’aria di cui hanno bisogno le orchidee. Se ne hai in casa non pensare quindi di utilizzarlo con il tuo esemplare di orchidea. Non ne gioverà e anzi andrà incontro a marciume radicale. Il giusto mix di invasatura per le orchidee prevede componenti che possano garantire la circolazione dell’aria e un eccellente drenaggio.
Partiamo dai pezzi di corteccia. La corteccia è uno degli elementi principali nel caso di coltivazione di orchidee. È un materiale poroso e grossolano che richiama direttamente l’habitat biologico dell’esemplare, gli alberi. Disporre dei pezzi di corteccia di piccola e media dimensione nel vaso dell’orchidea garantirà alle radici un buon drenaggio e una buona areazione.
Per quale corteccia optare? Quella di abete è sicuramente la più indicata. La sua fibra garantisce porosità e resistenza all’usura del tempo. Risulta quindi più equilibrata rispetto ad altre cortecce più morbide. Altro materiale necessario all’invasatura, che richiama direttamente le atmosfere tropicali, è la fibra di cocco.
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La fibra di cocco trattiene bene l’umidità. Allo stesso tempo non impedisce il drenaggio dell’acqua o il passaggio della stessa fra le radici dell’orchidea. Rappresenta un materiale organico sterile e asciutto. Proprio per questo previene ed impedisce la formazione di infezioni a carico del nostro esemplare. La decomposizione della fibra di cocco è lenta: ciò garantirà un maggiore passaggio di tempo fra un rinvaso e l’altro. La fibra è disponibole in diverse grane o spessori.
Le fibre a grana fine somigliano a capelli per quanto sono sottili. Esistono spessori più grandi e addirittura agglomerati di fibra di cocco che possono sostituire la corteccia. Passiamo al prossimo materiale necessario, l’argilla espansa. L’argilla espansa ha la capacità di mantenere e ricreare il microclima ideale per le nostre orchidee. L’argilla è infatti capace di trattenere l’umidità e proteggere quindi l’orchidea dagli sbalzi termici.
I lapilli. Il lapillo è un minerale che si forma a seguito di un’eruzione vulcanica. È presente in natura sotto forma di piccole pietre. La capacità assorbente dei lapilli è nemica dei ristagni d’acqua. Le piccole cavità presentate dalla pietra trattengono liquido e umidità. Le rocce vulcaniche sono inoltre spesso ricche di sali nutrienti per la pianta. Il lapillo rappresenterà un’ulteriore sorgente nutritiva per la pianta.
Lo sfagno. Lo sfagno è una particolare specie di muschio. Presenta una struttura interna molto porosa ed ha una capacità di ritenzione idrica fuori dal comune. Già da solo, lo sfagno, potrebbe provvedere al benessere della pianta con umidità e principi nutritivi. Esistono in commercio diverse qualità di sfagno.
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