La plastica è fra i materiali in prima linea quando si parla di inquinamento ambientale. Uno studio indica il polietilene tereftalato coma la tipoligia ti plasitca a maggiore passo di tossicità.
La plastica è il materiale più dannoso per l’ambiente. L’elevato impatto ambientale è dato, fra le altre cose, dal tempo di smaltimento che richiede la sua struttura chimica. L’ultima trovata eco-green per evitare il cosumo eccessivo di plastica e contenerne la dispersione nell’ambiente è il riciclaggio.
Stavolta però qualcosa è andato storto, sono degli scienziati a rivelarlo. Uno studio dell’Università Brunel di Londra ha sfortunatamente rivelato che un certo tipo ti plastica riciclata è addirittura più tossica dell’esemplare originale. Approfondiamo la tematica.
Il polietilene tereftalato riciclato, comunemente noto come PET, è stato indicato come la peggiore tipologia di plastica riciclata in commercio. Il PET, o PETE, è da considerarsi un materiale indifferenziato. Viene infatti prodotto in quantità industriali. In particolare la produzione di PET è passata dal 2001 al 2006 da 7,8 milioni di tonnellate a 12,3 milioni di tonnellate. La maggiore domanda sul mercato è a carico della Cina che nel 2006 generava il 55% della domanda globale di PET.
Lo studio in questione è titolato: “Unpacking the complexity of the PET drink bottles value chain: A chemicals perspective”. L’approfondimento della natura di questo materiale è partita da 100 segnalazioni scientifiche attestanti la presenza di elementi contaminanti. In particolare sarebbero 190 le sostanze incriminate proveniente dalla plastica riciclata.
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Nel campo alimentare il polietilene tereftalato viene utilizzato principalmente per costruire contenitori per bevande (66%) e per cibi (8%). Le bottiglie di PET riciclato, spiega lo studio, rilasciano sostante chimiche più velocemente rispetto alle loro versioni autentiche. Tra le sostanze secrete dalle bottiglie figurerebbero alcuni interferenti endocrini. Queste sostanze sono capaci di causare problemi riproduttivi, disfunzioni cardiovascolari e, persino, tumori.
Il PET riciclato aumenta i livelli di contaminazione di bevande e alimenti, quindi. Se riciclato, può contenere una maggiore quantità di queste sostanze a causa del processo di riciclaggio. Cosa c’è che non va nelle filiere del riciclaggio di questo poliestere? La contaminazione sarebbe a carico dei catalizzatori e degli additivi impiegati in fase di produzione, ma anche delle etichette.
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Spiegano gli autori al Journal of Hazardous Materials:“Le sostanze chimiche possono migrare dalle bottiglie per bevande in polietilene tereftalato (PET) al loro contenuto. I processi di riciclaggio possono concentrare o introdurre nuove sostanze chimiche nella sua catena del valore. Quindi, anche se il riciclaggio del PET resta fondamentale per ridurre l’inquinamento, solleva preoccupazioni sulla sicurezza e la qualità”.
Il PET, riciclato e non, è il terzo tipo di plastica più diffuso al mondo. Molti paesi dell’UE hanno deciso di mobilitarsi. Per fronteggiare questa situazione si è inserita in agenda l’adozione di nuove tecniche di riciclaggio specifiche per il PET.