Sentenza storica per disastro ambientale: l’accusa per il pescatore italiano, gli ecosistemi marini in pericolo
Come sappiamo, ai fini della salvaguardia del nostro ecosistema, è fondamentale preservare alcune specie di animali e vegetali, che contribuiscono significativamente all’equilibrio della nostra terra. Le specie protette, sia animali che vegetali, non possono rischiare di estinguersi, proprio perché questo potrebbe causare danni al nostro pianeta, ai quali non esiste rimedio. I danni al pianeta, si traducono in danni per noi e per la nostra salute. Determinante è quindi la salvaguardia di animali e di specie vegetali per garantire una vita sana sia a noi che alla nostra terra. Questo riguarda anche la pesca. Perciò prestate sempre attenzione a ciò che acquistate. E’ importante sapere quali sono le specie di pesci in vita di estinzione, per evitare di contribuire a questo che è un crimine contro la natura.
Dieci marzo 2022: passo importante
Nonostante la pesca e la vendita dei datteri di mare costituisca un reato da ormai più di trent’anni, è ancora una realtà. Il sequestro da parte dalle autorità competenti è ancora rilevante. Soltanto i dati che riguardano lo scorso luglio, registrano il sequestro di oltre 2 tonnellate e mezzo di questi animali nel corso delle indagini espletate dalla Guardia Costiera di Castellammare. Dati particolarmente preoccupanti visto il pericolo che hanno di estinguersi i datteri di mare. Le sentenze per questo tipo di reato sono sempre state molto lievi, oggi finalmente una è stata significativa. Il disastro ambientale è un reato.
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Il 10 marzo 2022 è una data impossibile da dimenticare. E’ la data in cui è stata emessa infatti una sentenza importante. La pesca del dattero di mare è stata riconosciuta e soprattutto sanzionata come pratica che attenta e distrugge violentemente ed irreversibilmente l’ecosistema marino. Determinando inoltre di fatto il deturpamento delle scogliere.
La sentenza, di grave reato penale, è stata emessa nei confronti di un organizzazione criminale nel napoletano. La “banda” si occupava della pesca e del commercio illegali del dattero di mare. Tale attività, come già detto, totalmente illecita, ha favorito la distruzione del territorio marino del Golfo di Napoli.
Infatti, l’ attività illecita volta a trarre profitto dalla vendita di notevoli quantitativi di molluschi della specie lithophaga, la cui cattura intensiva e sistematica, per la modalità di estrazione, ha determinato danni permanenti. A riscontrarlo i consulenti della Procura della Repubblica di Napoli nelle loro relazioni e perizie scientifiche.
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Le battaglie degli ambientalisti continueranno su questa strada, nonostante la “vittoria” consentita dalla sentenza. Purtroppo risultano essere ancora troppe le attività illecite svolte che deturpano il nostro ecosistema e che mettono in pericolo noi ed il nostro pianeta.