Emissioni CO2, le strategie sono fallimentari. Cosa dobbiamo aspettarci tra pochi anni

Pubblicato il rapporto dell’IPCC del 2021. L’esito è passato in sordina soverchiato dall’ondata di news sul conflitto est-europeo. Analizziamo i risultati.

Emissioni Co2 strategie combustibili
Attività industriale (Foto di Emilian Robert Vicol da Pixabay)

Il conflitto fra Russia e Ucraina ha lasciato tutti col fiato sospeso. Continuano oggi ad inondare le bacheche dei maggiori quotidiani notizie fornite da ogni angolazione possibile. Ma qualcosa di importante, nel mentre, ci è sfuggito. L’intergovernmental Panel on Climate Change ha pubblicato un rapporto relativo al 2021.

L’argomento? Il riscaldamento globale. Nonostate le promesse stilate e i punti articolati durante il COP 26 a Glasgow, Regno Unito, i risultati sono allarmanti. Vediamo di che si tratta.

Emissioni aumentate, l’IPCC parla chiaro

Emissioni Co2 strategie rinnovabili
Energia eolica (Foto di Pexels da Pixabay)

Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) è il foro scientifico formato nell’88 da due organismi delle Nazioni Unite. Nella fattispecie l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) hanno deciso di dedicarsi allo studio del riscaldamento globale.

Quello relativo al 2021-2022 è il sesto rapporto di valutazione emesso dall’organizzazione, preceduto da quello del 2014. Ma cosa è emerso dallo studio? In sintesi, raccontano i dati, le emissioni di CO2 hanno raggiunto nel 2021 il loro picco storico. Continuano a crescere annualmente, il bilancio del 2021 è superiore a quello di qualsiasi anno precedente.

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Nonostante i numerosi piani di ripresa e tutela dell’ambiente, pare che oltre le parole non ci siano corrispettivi reali. A livello generale a non funzionare è l’equilibrio fra riduzione emissioni di C02 e crescita del PIL. Ogni unità di PIL aggiunta nel mondo determina un uguale o leggermente maggiore quantità di Co2 emessa. In effetti le emissioni di C02 restano superiori alla percentuale del PIL.

Come è possibile che nonostante i piani governativi stilati a livello globale, le emissioni siano aumentate? La ragione sta nel consumo di conbustibili fossili nella produzione di energia elettrica. In particolare l’Italia a seguito della crisi innescata dal conflitto in Ucraina, sta valutando di riamprire la centrale a carbone di La Spezia. Come è ormai noto l’Italia dipende per il 40% sul totale, dall’esportazione di gas russo.

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Crescono tuttavia anche gli investimenti sulle energie rinnovabili, l’azienda vetraia Pilkington passa all’idrogeno verde e molto altro. Queste misure tuttavia non sono sufficienti a compensare le emissioni da carbone. I passi maggiori verso la diversificazione energetica li fanno Cina ed India, paesi in via di sviluppo che per densità demografica necessitano di quantitativi spaventosi di energia.

Il problema è che nonostante ci siano sostituzioni ed iniziative, si fatica ad abbandonare il consumo di carbone, gas e petrolio. I consumi non diminuiscono e le previsioni per l’anno in corso, nonostante il loro prezzo sia aumentato in maniera vertiginosa, fanno prevedere un nuovo incremento di combustibili fossili. Il passaggio alla sostenibilità non è semplice tuttavia è possibile.

La riconsiderazione profonda è sul sistema di produzione economica globale. Il tempo purtroppo non ci è amico, la gravità della situazione è stata valutata con almeno un trentennio di ritardo. La burocrazia governtiva assieme al collaudo per le nuove tecniche di approvviggionamento energetico non remano dalla nostra parte. Il meccanismo metaforizzato abilmente da Adam Smith nella sua mano invisibile sembra in questo caso fallire.

L’abbassamento di prezzo necessario ad attirare la domanda del consumatore verso le rinnovabili non è pervenuto. Questo perchè i maggiori profitti sono ancora garantiti dai combustibili fossili. L’effetto boomerang garantito in positivo da un investimento basato sul profitto personale sul benessere della società genera danni in termini ambientali.

Il rientro positivo sarà sicuramente legato al riciclo di capitale e profitto ma la consegunza disastrosa è quella che riguarda l’intera nostra civiltà, la salute del pianeta.

 

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