Impianto fotovoltaico: è davvero conveniente? Cerchiamo di far luce sul dispendio economico del passaggio all’energia solare.
Nelle ultime settimane si è fatto spazio entro il dibattito pubblico il tema della diversificazione energetica su larga, ma anche su piccola, scala. Al di là del conflitto in Europa dell’est, a richiedere questo fondamentale passaggio è stata già da prima una questione controversa ed allarmante.
La questione, come è noto, è quella relativa all’emergenza climatica e ambientale che vede messi alla pubblica gogna i combustibili fossili e le emissioni di Co2. Ma come comportarci allora? Quali sono i parametri di valutazione per considerare rischi e benefici del passaggio al fotovoltaico nelle nostre case?
Fotovoltaico: rischi e benefici
Stefano Casiraghi, imprenditore italiano esperto del settore Energia di Altroconsumo ci indica i parametri da tenere a mente se si vogliono calcolare i vantaggi legati alla sostenibilità energetica. Altroconsumo è un’associazione che si pone come obiettivo l’informazione e la tutela dei consumi sul tema energia. L’associazione è membro BEUC (organizzazione europea di consumatori) e di Consumers International, è inoltre partner di Euroconsumers.
Il calcolo è legato a tre fattori: consumo elettrico medio dell’abitazione, taglia dei pannelli e “Scambio sul posto“. Dichiara Casiraghi: “Se si sceglie bene, in condizioni normali l’investimento si ripaga mediamente in 10 anni. In questa fase la spesa è più alta e ce ne vogliono 15-20″.
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L’istallazione di pannelli fotovoltaici ad uso domestico deve considerare lo Scambio sul posto, ovvero il sistema regolato su base economica dalla società del Tesoro (Gestore Servizi Energetici). Di base il calcolo da fare riguarda la proporzione fra energia privata immessa in rete, perchè non autoconsumata, e energia acquistata dalla rete nelle ora in cui non c’è sole. Il problema sta di fatto nel gap che si genera fra i 2 fattori.
I clienti del fotovoltaico usufruiscono dell’energia solare gratuitamente ma non vengono risarciti per quella immessa in rete. Se non bastasse, pagano un prezzo più alto per l’energia serale, che devono acquistare. Tuttavia questi fattori sono utili a calcolare il tempo entro cui un utente può rientrare nelle spese. Ma a conti fatti, conviene passare al fotovoltaico? Il Fatto Quotidiano ha interpellato direttamente Casiraghi per trovare luce.
Riportiamo la dichiarazione dal quotidiano: “Se si fanno scelte in modo oculato, in condizioni normali l’investimento si ripaga mediamente in 10 anni. In questo periodo di forte richiesta dovuta alla crisi energetica (installo i pannelli perché la corrente costa tanto) serve valutare il costo effettivo dell’impianto proposto. Basta calcolare una spesa tra il 10 e il 20% più alta e spostare il ritorno economico da 10 anni a 15/20 anni”.
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Il problema di fatto è che non tutti possono permettersi di aspettare 15/20 anni per un rientro economico, molti altri, però, sì. La divisione in classi sociali non era realtà esclusiva dell’Inghilterra di primo ‘800. Sicuramente era più vistosa allora ma oggi è ugualmente presente, più subdola e sottile. Chi può sfrutti per una volta a fin di bene le proprie percentuali ISEE, quantomeno per sensibilità alla tematica ambientale, se c’è.
Ma entriamo nello specifico parlando di watt. In Italia la potenza media di un impianto fotovoltaico a uso familiare va dai 4 ai 20 kilowatt. Non è richiesta alcuna procedura autorizzativa particolare per il passaggio. L’istallazione viene considerata un intervento di libera edilizia.
È sufficiente, quindi, una comunicazione al Comune. È tuttavia necessario fare attenzione che la propria abitazione non si trovi in zone soggette vincoli paesaggistici, ambientali o storici. Al netto del discorso il metro di valutazione è come sempre dettato dal rientro economico.