Estinzione e riscaldamento globale: insime al clima la vittima è la biodiversità. Parliamo delle specie in via d’estinzione, il disastro più grande ad opera dell’uomo.
Parliamo dell’impatto sull’ambiente del riscaldamento globale. In particolare non delle emissioni di Co2, non dei gas a effetto serra disseminati nell’aria dalle filiere alimentari. Non dello scioglimento dei ghiacciai, non del surriscaldamento dell’atmosfera. Oggi parliamo dell’estinzione delle specie animali.
L’ulteriore piaga che abbiamo regalato al pianeta con la promozione del nostro sistema produttivo è la distruzione della biodiversità. Parliamo dei colloqui internazionali a Ginevra nell’ambito della Convenzione Onu sulla Biodiversità (CBD).
Contro l’estinzione: le manovre in programma
La Convenzione sulla diversità biologica è un strumento giuridico internazionale. La convenzione venne sottoscritta nel 1992 a Rio. L’occasione fu quella della conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo. La conferenza (il cosìdetto “Vertice Terra“) decretò l’impegno di 192 paesi, UE inclusa, a conservare la diversità biologica a livello globale.
Tra le più gravi conseguenze del riscaldamento globale c’è la perdita della biodiversità. A Ginevra in questi giorni si affronta il tema attraverso colloqui di ordine internazionale. L’obiettivo della convenzione è quello di negoziare un nuovo accordo fra le parti che sia vincolante sui temi della tutela degli ecosistemi.
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Entro la fine del 2022 è prevista a Kunming, in Cina, l’edizione successiva della conferenza. Questa vedrebbe ufficializzati gli argomenti del “Global Biodiversity Framework“. La chiusura dei colloqui di Ginevra è prevista per il 29 marzo. Per quella data si spera di vedere ultimato il piano generale di tutela della biodiversità.
L’agenda del programma prevede l’organizzazione di un piano per la tutela che fissi al 2030 la resa dei conti sugli obiettivi. Fra i punti si parla anche di un trattato internazionale sulla plastica. Diverse Ong e associazioni celebri come il WWF hanno però espresso perplessità. La mole di convegni globali, tavole rotonde e conferenze fino a questo momento non ha che alimentato il dibattito.
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Le azioni concrete sarebbero ancora limitate e l’inversione necessaria di rotta ancora troppo blanda nelle manovre. Nel frattempo un milione di specie sono in pericolo, assisteremmo alla Sesta estinzione di massa. Studi dimostrano che entro pochi decenni circa il 75% delle specie viventi scomparirà dalla Terra.
In altre parole: è in corso la sesta estinzione. Le altre 5 si sono verificate nell’arco di 540 milioni anni, l’ultima 65 milioni di anni fa coi dinosauri. Alcune associazioni propongono un dictat di fronte ai tentennamenti. Fra le associazioni: International Union for Conservation of Nature, Campaign for Nature e World Resources Institute.
La richiesta è rivolta ai paesi più ricchi. Contribuire con almeno 60 miliardi di dollari alla tutela della biodiversità dei Paesi in via di sviluppo. Il denaro potrebbe essere ricavato dai tagli ai sussidi ambientalmente dannosi, i cosìdetti SAD.