Il conflitto in Ucraina presenta mano a mano il conto, un conto salatissimo per l’industria agricola della nazione. Non c’è più carburante per i macchinari e senza macchinari non c’è raccolto.
La crisi alimentare globale non è uno spettro o una mitologica chimera. Il conflitto in est-europa ha messo in crisi le filiere cerialicole di tutte le nazioni mandando di fatto in tilt le rotte commerciali dei paesi attorno al mar Nero. A risentire del blocco degli snodi commerciali è stata capillarmente tutta Europa, con conseguenze maggiori per Germania e Italia, ma anche il Medio Oriente e il Nord Africa.
Cereali e gas sono i prodotti di principale esportazione russa e al di là dello scenario di deprivazione globale che sta via via delineandosi, a pagare lo scotto maggiore è l‘Ucraina. Famosa nel ‘900 con il nome di “Granaio d’Europa“, l’Ucraina vanta una massiccia produzione cerealicola per le sconfinate pianure di cui è, o meglio, era, geograficamente provvista.
Come esemplarmente il 21° secolo ci ha mostrato, la società non è egualitaria, non tutti godono degli stessi privilegi ed hanno accesso alle medesime possibilità di realizzazione. Anche in questo caso una crisi alimentare potenzialmente globale sortisce effetti differenziati a seconda delle fasce colpite.
Simile premessa scade presto nell’ovvio: a pagare lo scotto maggiore sono i più poveri, coloro che già da pima dello scoppio del conflitto pativano la morsa della fame. L’Ucraina è uno dei maggiori esportatori di cereali a livello mondiale, la Russia la segue quanto ad export di fertilizzanti. Senza grano non si mangia ma senza fertilizzanti non si coltiva. Il bandolo della matassa non è destinato a vedere luce.
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Il Post riporta che ad un mese dall’inizio dell’invasione il prezzo dell’orzo è aumentato del 33 %, quello del grano del 21%. Il costo dei fertilizzanti ha subito un generale aumento: è in crescita di circa il 40%. La situazione diventa critica per coloro che già da prima dello scoppio del conflitto trovavano difficile accaparrare un filone di pane.
Il blocco degli snodi commerciali russi e ucraini colpisce soprattutto i paesi del Nord Africa, dove la povertà registra cifre elevate, e i paesi del Medio Oriente.Il conflitto armato ha determinato il blocco dei porti sul mar Nero ed ha causato un vertiginoso aumento dei prezzi degli alimenti come farina e cereali in quei paesi maggiormente legati all’import est-europeo.
Egitto e Libano sono al momento le nazioni maggiormente colpite. Il prezzo del pane al Cairo è aumentato del 50% nell’arco di soli 7 giorni. Indonesia e Turchia sono ugualmente in difficoltà: in questi territori dal clima arido la produzione di cereali è infatti estremamente difficile se non impossibile. Ucraina e Russia da sole gestiscono il 30% delle esportazioni mondiali di grano, il 32% di quelle di orzo e il 75% delle esportazioni di semi di girasole.
Le sanzioni mosse dalla Nato nei confronti della superpotenza rendono impossibile l’export di qualsiasi prodotto. Per il territorio ucraino la situazione si fa allarmante. Circa 1/3 dei territori coltivati è ormai diventato terreno di guerra, il costo del carburante è salito alle stelle. Soprattutto il carburante non è più direzionato all’industria agricola, ai macchinari necessari alla gestione del terreno fertile, ma ai mezzi bellici.
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Carroarmati, camionette ed altri mezzi necessari a fronteggiare l’invasione hanno richiesto l’immediato impiego di carburante. Numerosi gli appelli del governo ucraino all’Europa e non più sotto forma di richiesta d’ingresso alla NATO. Data per persa la causa, l’Ucraina a questo punto richiede forniture di carburante per il mantenimento dei raccolti. In particolare per quei campi coltivati non ancora interessati direttamente dall’invasione militare.
Sono moltissimi gli agricoltori impossibilitati nell’esercizio del proprio lavoro. La situazione è critica anche per la Cina. Lo scorso anno è stato anno di alluvioni per cui il raccolto previsto per quest’anno è insufficiente a ricoprire la domanda della popolazione. Le sarà quindi necessario rincarare la percentuale di import dall’estero e con l’Ucraina e la Russia fuori gioco sarà difficile far fronte alla difficoltà.
Crescono i costi dei fertilizzanti anche dalla Bielorussia. In particolare è in salito il costo dei fertilizzanti a base di potassio esportati soprattutto in Cina per il mais e la soia. L’invasione militare in Ucraina porterà 13 milioni di persone in più a soffrire la fame nel mondo.
Prima del 2020 il problema interessava circa 720 milioni di persone, il Pam (Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite) stima che il numero all’oggi sia salito a 811 milioni di individui. Lo scenario pandemico si è sommato alla crisi generata dalla guerra. Crisi alimentare globale e incremento del tasso di povertà sono due dei demoni protagonisti del contemporaneo.