Idrogeno: stanziati dal Pnrr 3 miliardi per la transizione. La diverificazione energetica è parte del piano per la ripresa economica post-pandemica.
La crisi energetica è la conseguenza più schiacciante dell’ultimo mese di storia. Dalla pandemia al conflitto in est-Europa non parliamo ora di rincaro dei prezzi ma di tutela ambientale. Una diversificazione dell’energia consumata è tema e azione necessaria da perseguire nel nostro tempo.
La transizione ecologica è l’antidoto essenziale alla tragedia ambientale senza precedenti cui stiamo assistendo. I toni allarmanti sono più che necessari. I combustibili fossili e le emissioni di Co2 sono alla base del riscaldamento globale e del più ampio “climate change“. Vediamo in cosa consiste il passaggio all’idrogeno previsto dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
L’idrogeno pare essere il nuovo canditato a pilastro dell’economia energetica italiana. Dopo anni di ricerca scientifica l’idrogeno assurge a risorsa che potrà accompagnarci nella ripresa per i prossimi 15 anni. L’innovazione in questo senso aiuterà l’economia del paese a smarcarsi dalla dipendenza dal gas russo.
La transizione energetica lo vedrà protagonista di numerose sostituzioni, soprattutto per quegli impianti maggiormente coinvolti nelle emissioni di C02. Di questo parere è Laura Cozzi, Chief Energy Modeller IEA – International Energy Agency che sul Sole 24 Ore parla anche della possibilità di risparmio nel lungo termine per i cittadini.
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Ugo Salerno, Chairman & Ceo Rina sostiene che le tencnologie per il passaggio all’idrogeno ci sono ma sono poco efficienti e che con una richiesta importante da parte dell’industria sarà tuttavia possibile un cambiamento. Parla con il Sole24Ore anche Giorgio Graditi, direttore del dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili Enea. Per lui lo sviluppo economico deve guardare alla realizzazione della mobilità a zero emissioni.
Salvatore Bernabei, amministratore delegato di Enel Green Power, informa che attualmente l’idrogeno è una risorsa prodotta con il gas ma che entro il 2030 l’idrogeno verde diverrà una delle risorse più competitive in termini di rinnovabilità. A dover essere migliorato è sicuramente l’aspetto esecutivo: è necessario lavorare sulle misure attuative di questa importante transizione potenzialmente ecologica.
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Da considerare saranno il trasporto, i porti e i mezzi coi quali portare avanti l’approvviggionamento. Fattore determinante sarà la capacità delle infrastrutture di accogliere e gestire la nuova fonte energetica. Senza questa capacità sarà pressochè inutile qualsiasi sforzo. L’obiettivo comune è quello di favorire tramite politiche economiche di transizione un trasporto della risorsa a basso costo.
L’idrogeno dovrà acquisire competitività sul mercato e per farlo dovrà avere un costo tra i 2 ai 4 euro al chilo. Lo sostiene Cosma Panzacchi, EVP Business Unit Idrogeno Snam che spinge sulla necessità di una produzione su larga scala e una distribuzione sostenuta da strutture efficienti. Per il 2035 si punta a rendere a idrogeno tutte le reti disponibili, è ritenuto all’unanimità il vettore del futuro.
Quanto al costo della risorsa, Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A, sostiene l’importanza della chiarezza da parte dell’Europa. L’incertezza sul piano regolatorio influisce direttamente sul tasso di investimenti e quindi sulla possibilità di stabilizzare un vero e proprio mercato attorno alla risorsa, si legge sul quotidiano.
Per raggiungere gli obiettivi entro il 2030 sarà necessario incentivare la produzione di energia del fotovoltaico e dell’eolico. Ad aumentare deve essere anche la capacità di stoccaggio che dovrà crescere almeno di 15 volte rispetto a quella attuale. L’importanza è sempre delle infrastrutture e dei sistemi di “accoglienza” delle energie rinnovabili.
I conbustibili fossili iniziano a diventare, almeno a livello teorico, un’obsoleta nota a piè di pagina. La transizione green presenta finalmente dei tratti somatici più marcati, quelli dell’idrogeno verde.