La primavera è alle porte e la ripresa vegetativa inonda i nostri giardini. Come arricchire al meglio le nostre aiuole? Scopriamo insieme la pratica dell’innesto.
La primavera è arrivata e con lei la voglia di arricchire ed espandere il nostro giardino. Le tecniche di giardinaggio usate per arricchire le nostre aiuole sono innumerevoli, non tutte però, sono semplici.
Oggi parliamo dell‘innesto, una pratica milleniaria di moltiplicazione delle piante. Famosa addirittura all’epoca degli Assiri e dei Babilonesi, era praticata per arricchire i giardini di Babilonia.
L’innesto è una pratica agronoma basata sulla fusione anatomo-fisiologica di due individui differenti. Ancora oggi è il metodo più diffuso per la ripoduzione degli alberi da frutto. Ma come praticare l’innesto? Innanzitutto abbiamo bisogno di due bionti, rispettivamente un porta-innesto e un marza, o innesto.
Il mese più indicato per l’innesto è febbraio, durante la luna calante. L’innesto consiste nel saldare sul porta-innesto l’altra specie vegetale prescelta, in forma di gemma o ramo. A febbraio dovremo selezionare le gemme da tenere da parte per l’innesto, poi, in luna crescente, si taglierà invece la piantina deputata a porta innesto, la base per la nuova pianta.
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Sulla parte recisa della pianta porta innesto si praticherà un taglio trasversale sul quale si inserirà il marza, il ramo con la gemma. La costruzione appena ottenuta dovrà essere mantenuta salda con l’aiuto di mastice e filo naturale o con un nastro apposito. Attenzione: l’importante in questa fase è non usare spaghi o nastri di plastica, sono tossici per la pianta.
Quali sono le ragioni per praticare l’innesto? L’innesto rappresenta una pratica diffusa in agricoltura ed utilizzata in almeno due evenienze. Viene usata nelle coltivazioni per migliorare le caratteristiche di una determinata specie di pianta, per migliorarne il portamento e la struttura. L’innesto è usato anche per ottimizzare la propagazione della specie e renderla resistente a determinati climi. Altro caso è quello delle infenzioni e gli attacchi fungini.
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Tagliare la parte malata e ricreare la pianta grazie ad un esemplare sano è una strategia che può rivelarsi davvero fortunata. Le piante che nascono da un innesto si chiamano piante bimembri, ed ogni elemento è un bionte. La fusione avviene grazie al callo che si forma all’altezza dell’incisione fra le due specie.
L’innesto è praticato soprattutto nelle gradi coltivazioni da albero da frutto. Tuttavia potete cimentarvi nella pratica anche nel vostro piccolo partendo, ad esemio, da piante ad andamento legnoso come le rose. L’attrezzatura necessaria sarà: un coltello specifico per innesti ben disinfettato, la rafia naturale, un particolare legante estratto da una palma, e del mastice per le fessure che si formano fra le giunture.
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