La crisi climatica ha innescato una serie di problemi e di drammatiche conseguenze, non solo a livello globale ma anche personale.
La crisi climatica ha innescato una serie di problemi e di drammatiche conseguenze, non solo a livello globale ma anche personale. Cosa significa? Che l’aumento delle temperature e maggiore diffusione di CO2 si ripercuotono sulla nostra salute, specialmente durante la primavera. Questo perché, secondo test scientifici, l’inquinamento diffonde maggiormente e più a lungo il polline nell’aria. Chi soffre di allergie al polline dovrà patire sempre più a lungo tale fastidio.
Una brutta notizia portata dai cambiamenti climatici, i quali incidono non solo a livello globale, coinvolgendo tutto il mondo, ma anche singolarmente, cambiando la quotidianità di numerose persone. In questo modo, le allergie primaverile saranno dilatate in più tempo, e il materiale allergenico sarà prodotto in maggiori quantità. Insomma, sempre più allergie al polline tra la popolazione, ma per quale motivo accade tutto ciò? Cosa c’entra il surriscaldamento del pianeta con le erbe che liberano il polline?
Questo è il risultato ottenuto a seguito di uno studio sul surriscaldamento globale, condotto da alcuni ricercatori statunitensi e poi pubblicato sulla testata Nature Communications. Si è calcolato che, entro il 2100, la quantità di polline rilasciato nell’aria sarà il doppio di quelle odierne. Ma non finisce qui, perché se negli anni passati il rilascio del polline avveniva in piena primavera, ora tutto è stato anticipato di un mese. Inoltre, la stagione del polline di concluderà qualche settimana di ritardo rispetto alla norma. Insomma, circa due mesi in più per patire le allergie.
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I ricercatori dell’Università del Michigan hanno studiato gli effetti dei cambiamenti climatici e dell’aumento delle temperature in relazione alla natura. Questi incidono fortemente sulle piante erbacee che liberano pollici nell’atmosfera. Più la temperatura aumenta, più le stagioni si destabilizzano, più le piante rilasciano pollini. Si tratta di uno squilibro che la natura sta subendo, tutto per causa delle attività umane. Purtroppo, la crisi climatica incide sulla produzione del polline.
Il polline è una specie di polvere molto sottile che procura allergie alle persone particolarmente sensibili ai granuli dei fiori. L’organismo produce anticorpi specifici a seconda del tipo di polline con cui viene a contatto: le immunoglobuline. L’aumento delle temperature e il rilascio di sostanze inquinanti CO2 favoriscono la fotosintesi delle piante. Significa che le piante crescono di più e più velocemente, producendo più polline. Il caldo, poi, allunga la vita stessa dei fiori, i quali hanno sempre meno tempo per il letargo invernale.
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Grazie alle tecnologie che abbiamo a disposizione, è possibile capire quanto rilascio di polline ci sarà nell’aria in un determinato mese e in una determinata regione. È una magra consolazione, dato il problema che molte persone sono costrette ad affrontare. Purtroppo bisognerà affrontare sempre più sfide, mano a mano che le temperature terrestri saliranno. Per tutti coloro che sono allergici al polline si tratta di una cattiva notizia, tuttavia, previsioni mirate, tecnologia e prodotti specifici per il trattamento delle allergie potrebbero alleggerire la situazione.