Il petrolio è sempre più richiesto per la produzione di plastica, contrastando con la rivoluzione green, la crisi energetica ne alza il prezzo.
Il petrolio è sempre più richiesto per la produzione di plastica, contrastando con la rivoluzione green, la crisi energetica ne alza il prezzo. Viviamo in un periodo davvero drammatico e ambiguo. Da una parte, il pianeta intero sta spingendo per la strada ecologica, con la transizione green, eppure ci sono dei freni assurdi e quasi inspiegabili. Greenpeace ha indagato sui fatti, prendendo di mira la grande distribuzione di plastica. Chi ci guadagna? Perché non si preme sulla plastic tax tant annunciata?
Il riciclo che stiamo affrontando, ameno in Italia, ancora non è abbastanza. Ricicliamo bene? Se sì, le aziende addette al riciclo lavorano correttamente? Certo è che la guerra in Ucraina ha rallentato lo sviluppo ecologico. Si sta tornando al carbone per far fronte alla crisi dell’energia e de gas. Ma basterebbe eliminare gli sprechi per notare numerosi benefici. In che senso? Il materiale più inquinante al mondo e, allo stesso tempo, il più sprecato? Facile, si tratta della plastica. Da qui parte tutto.
La plastica, nella maggior parte dei casi, viene prodotta per essere rifiuto. Questa è l’inquietante realtà messa in evidenza da Greenpeace. La plastica, per essere prodotta, sfrutta le energie fossili, ed è un vero spreco di energia, nonché un danno ambientale immane. Il consumo medio giornaliero di plastica è enorme, per questo motivo Greenpeace ha indetto un’iniziativa interessante che riguarda il carrello della spesa.
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Basta entrare in un supermercato per fare la spesa, prendere il carrello, e notare quanti prodotti sono avvolti dalla plastica. È qui che i consumatori si rendono conto dello spreco. Accumulando prodotti su prodotti all’interno dei carrelli, si può far caso all’enorme quantità di plastica ammassata, a cominciare dai carrelli stessi. È qui che il Governo dovrebbe intervenire per limitare gli sprechi. Occorre tagliare la domanda di petrolio e allontanarsi dalla dipendenza della Russia.
Anche l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha espresso la volontà di una produzione di plastica più sostenibile. Purtroppo, però, la domanda di petrolio non accenna a diminuire, trainando del 45% la produzione di plastica. Basti pensare che soltanto il 36% della plastica è monouso, e solo il 10% viene riciclato correttamente, il 14% viene bruciato e il 76% messo nelle discariche.
La campagna indetta da Greenpeace intende sensibilizzare i consumatori a far caso alla plastica messa nel carrello della spesa, che è praticamente ovunque. Entro il 2024 bisogna arrivare a un accordo per lo smaltimento e per la produzione sostenibile della plastica. Produzione e riciclo non sono in equilibrio. Produrre plastica significa sprigionare nell’aria enormi quantità di gas serra. Puro inquinamento ambientale, che non sta diminuendo affatto, anzi, aumenta di anno in anno.
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Greenpeace sta approfondendo la questione. Il riciclo funziona davvero? Qual è la soluzione più efficace per produrre in modo sostenibile questo materiale? Con l’hashtag #carrellidiplastica verranno fornite informazioni e comunicazioni sempre aggiornate. I consumatori, in questo modo, potranno seguire tute le future mosse e prendere parte ai vari progetti messi in campo. Un’emergenza catastrofica che tutti noi siamo chiamati ad affrontare.