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L’Italia arriva ultima. La grande sconfitta nostrana in tema di diritti umani

L’Italia non ne esce a testa alta. Amnesty International ha pubblicato il Rapporto sulla situazione tutela diritti umani del 2022.

Logo Amnesty International (Foto di logodesignlove da Pinterest)

Amnesty International, l’organizzazione non governativa in prima linea nella difesa dei diritti umani, ha reso pubblico il Rapporto sulla situazione dei diritti umani nel mondo per il 2022. L’associazione redige il Rapporto a partire dagli anni ’80 istuendo da allora una tradizione rimasta inalterata.

La novità per quest’anno è l’introduzione di schede di approfondimento apposite dedicate ad ogni paese analizzato. Gli argomenti analizzati per stilare le varie classifiche sono il lavoro, la violenza contro le donne e la situazione pandemica.

L’Italia non merita elogi, a parlare è Amnesty International

Documenti (Foto di jacqueline macou da Pixabay)

Analizziamo quindi le somme del Rapporto soffermandoci in particolare sui risultati italiani. I primi ad essere colpiti da Amnesty sono i dirigenti delle strutture socio-sanitarie. Durante il periodo pandemico numerosi sono stati gli allarmi lanciati dagli operatori socio-sanitari riguardo le condizioni di lavoro precarie e poco stabili delle strutture per anziani.

Situazioni critiche di contagio sono state infatti favorite da procedimenti disciplinari a carico dei lavorati definiti “ingiusti” dal Rapporto. Il licenziamento è stata l’intimidazione più usata per mettere a tacere le polemiche sulla situazione sanitaria. Amnesty descrive un chiaro abuso di potere.

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Secondo tema urgente su cui l’Italia non si mostra preparata è quello della violenza a carico delle donne. Le percentuali italiane di violenza domestica sulle donne, psicologica o fisica, sono fra le più elevate. 120 sono al 2021 le donne uccise per mano di compagni o ex-partner durante episodi di violenza domestica. Interessante il passaggio in cui il Rapporto di Amnesty annovera fra le forme di violenza la negazione dell’aborto da parte degli obiettori di coscienza.

Quello dell’obiezione di coscienza è infatti un fenomeno ancora molto radicato in Italia che la politica fatica a smantellare. L’Italia si dimostra un paese arretrato sul tema della tutela dei diritti dell’uomo anche nei confronti della comunità LGBTQI+. Il Senato della Repubblica ha negato il consenso ad un disegno di legge che andava a condannare apertamente le forme di violenza e discriminazione in favore della tutela dei diritti della comunità di cui sopra.

Parliamo del DDL ZAN. L’italia ha di fatto negato l’accesso alla civilizzazione dei costumi e garantito il perpetrarsi di forme di violenza razziste interne al paese. La politica italiana non riesce bene neppure sul tema della tutela dei migranti. A fine 2021, riporta L’Indipendente, 300.000 migranti erano ancora in attesa della documentazione necessaria all’indentificazione individuale.

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La documentazione identificativa è necessaria per poter usufruire dei diritti civili del cittadino tutelati dallo stato. Ciò significa garantire al migrante uno stato di instabilità e precarietà umanitaria cristallizzandolo alla sola condizione di migrante, per l’appunto.

Le inadeguate misure di regolarizzazione hanno portato i migranti impiegati nelle filiere agricole a protestare, invano. La politica italiana è la meno efficiente sul tema della tutela degli immigrati, la ragione? Le politiche reazionarie promosse dalla destra italiana e tutelate dalle istituzioni governative. L’esempio più lampante è la condanna a 13 anni e due mesi di carcere di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, che aveva organizzato un sistema di accoglienza per i rifugiati.

La destra italiana sostiene politiche di confine basate sull’equazione: entri tu, rimango fuori io. Un’equazione che promuove l’ottusità dell’intelletto e fomenta la violenza e il razzismo fra individui. Il ragionamento infatti non tiene conto delle condizioni esistenziali di partenza degli singoli. Il migrante è un richiedente asilo che parte da una condizione di emergenza umanitaria, di sfavore e debolezza, quindi.

Il nostro paese è in prima linea fra i paesi dell’Ue che si mostrano ancora retrogradi e razzisti. A coronare questo quadretto davvero poco allettante si sommano le condotte tenute dai poliziotti delle carceri italiane. Si legge sul Rapporto che i maltrattamenti e le torture a carico dei detenuti tenuti in custodia continuano a destare preoccupazione.

Gli episodi di cronaca nera legati al tema hanno segnato e segnano ancora oggi la storia italiana. Il nostro paese vanta una tradizione collaudata di abusi di potere da parte delle forze dell’ordine. Restano noti i nomi delle vite spezzate da questo schema. Ma non c’è da stupirsi, un paese che promuove il razzismo fa della violenza al più debole la propria forza.

 

 

 

 

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