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Olio di girasole, inizia a scarseggiare. Il problema è anche ambientale, scopriamo perché

Olio di girasole, inizia a scarseggiare. Il problema è anche ambientale, ecco tutto quello che c’è da sapere sul punto. 

Olio di girasole e fiore – Pixabay

In molti si sono resi conto di come la presenza dell’olio di semi di girasole scarseggia e potrebbe originarsi una totale mancanza. Questa situazione ovviamente deriva dal conflitto tra Russia ed Ucraina. Un problema che potrebbe portare conseguenze su scala mondiale, basti pensare infatti che il 60% dell’olio di semi di girasole proviene dall’Ucraina, essendo altresì il paese che si occupa del 75% di export del prodotto.

Una continua degenerazione destinata ad aumentare se salta – a causa della guerra – la coltivazione primaverile di girasoli. Una mancanza notevole che si ripercuote non tanto sul singolo consumatore ma sulla filiera produttiva di numerosi alimenti distribuiti su larga scala. Come si è pensato di fronteggiare tale situazione?

Se l’olio di girasole scarseggia sarà un problema anche ambientale

Olio di palma frutto arancione – Pixabay

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Per fronteggiare tale situazione, il Ministero dello Sviluppo Economico ha previsto che in via del tutto eccezionale le imprese potranno sostituire l’olio di semi di girasole con altri olii vegetali. L’importante – viene precisato – che venga apposta sull’etichetta l’informazione aggiornata, evitando quindi di utilizzare in maniera impropria quelle già stampate. Specificare quindi le azioni aggiuntive ed indicare altresì l’eventuale presenza di allergeni.

Prodotti come creme spalmabili, maionese, pasta ripiena sono solo alcuni degli alimenti di uso quotidiano che richiederanno l’alternativa emergenziale con gli altri olii. Ma questa decisione non risolve per nulla il problema alla radice, è solo un modo per fronteggiare la situazione odierna che potrebbe diventare ancora più drammatica qualora la guerra dovesse protrarsi.

Questa carenza di olio di semi di girasole si trasforma quindi in un problema prettamente ambientale perché la sostituzione avverrà con l’olio di soia e l’olio di palma. Già negli ultimi tempi era stato allentato l’uso di quest’ultimo olio proprio perché comporta la distruzione di foreste tropicali oltre all’alterazione della biodiversità, creando quindi non pochi danni. 

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Tristemente è da considerarlo come un passo indietro, dopo anni di battaglie per ridurre lo sfruttamento eccessivo di queste fonti. Ma non vi era altra soluzione, altrimenti si rischiava di non poter produrre numerosi beni, col crollo di alcune aziende e danni ingenti. Insomma, mettere in primo piano la sicurezza alimentare del consumatore era necessario.

Maria Longo

Nata a Catania nel 1987. Conseguita la Laurea Magistrale in Giurisprudenza con una tesi dal titolo “Matrimonio omosessuale: un’analisi comparatistica”, intraprende il percorso forense tra divorzi, procedimenti in Corte D’Appello e Commissione Tributaria. Parallelamente muove i primi passi in ambito giornalistico collaborando con alcune testate locali e scrivendo articoli di diritto con analisi approfondita sulle pronunce più autorevoli della Corte di Cassazione. Appassionata di fotografia, non rinuncia mai alla sua reflex che viaggia con lei, alla ricerca di dettagli da immortalare. Lingue parlate inglese, francese e spagnolo.

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