Il cambiamento climatico porta con sè conseguenze devastanti per l’ambiente e la vita sulla terra. È l’innalzamento dei mari a destare maggiore preoccupazione. Entro il 2050 interi territori potrebbero scomparire.
Le previsioni per il 2050 sono fra le più nere. Uno studio pubblicato da Nature Communications mostra come il cambiamento climatico stia favorendo il progressivo innalzamento del livello dei mari.
Il livello del mare a livello globale si è infatti innalzato di 11-16 cm e il tempo necessario ad un convertimento di rotta per la tutela ambientale non gioca a nostro favore. Parliamo dei risultati dello studio e delle conseguenze presagite per il destino di alcune regioni italiane ed altri territori internazionali.
Cambiamento climatico: il conto presentato è più allarmante del previsto
Dal 2012, anno in cui l’innalzamento del livello dei mari si attestava sui 17.9 cm, l’acqua è cresciuta di ben altri 4.5 cm. Il livello continua a crescere inarrestato. Le cause dell’innalzamento delle acque sono ascrivibili allo scioglimento dei ghiacci e alle precipitazioni incontrollate causate dal surriscaldamento globale.
Entro il 2050 milioni di persone potrebbero finire sott’acqua, questo è il risultato dello studio edito da Climate Central. Si è stimanto che fra 28 anni alcuni territori italiani e internazionali potrebbero scomparire definitivamente. Fra le candidate troviamo Venezia, Miami e Mumbai. L’allerta riveste circa 150 milioni di persone. Il condizionale è qui d’obbligo perchè si parla di una dimensione futura, ma i dati che la descrivono sono tutt’altro che da comprovare.
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Il terreno si abbassa e l’acqua continua a salire. A Venezia negli ultimi 130 anni si è registrato un innalzamento dei livelli del mare di 30 cm. I palazzi si abbassano e l’acqua mano a mano sale fino agli ingressi delle abitazioni. Dal 1993 Miami e Florida, in America, hanno registrato un innalzamento del mare pari a 10 cm.
Sembrano cifre irrisorie ma così non è affatto. Se si mette in proporzione la velocità dello scioglimento delle acque e dell’abbassamento delle terre con l’aumento progressivo della temperatura del globo, lo scenario si fa apocalittico. In Nigeria solo nel 2020 circa 2 milioni di persone sono state colpite da inondazioni risultanti dal cambiamento del clima.
A destare più preoccupazione è però il sud-est asiatico del mondo. In indonesia, a Jakarta, il livello della terra si abbassa vertiginosamente mentre l’acqua continua non si arresta. Questo fenomeno geologico è chiamato subsidenza e descrive un lento e progressivo sprofondamento del fondo di un bacino marino o di un intero continente.
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Mumbai, nel sud dell’India, rischia di abbracciare questo triste destino entro il 2050. Circa il 70% del sud del suo territorio rischia fra pochi anni di trovarsi interamente sommerso dall’acqua. In Thailandia si assiste ad eventi meteo anomali che stanno destabilizzando l’equilibrio cittadino per la forza e l’imprevedibilità. Bankok, la capitale, sta sprofondando lentamente anche per l’urbanizzazione eccessiva del territorio.
Putroppo lo scenario descritto non è fantascientifico. Ciò che siamo abituati a vedere nei film sulla fine del mondo sta mano a mano diventando realtà. L’unico modo per rallentare un fenomeno catastrofico come quello della subsidenza è avere cura dell’atmosfera del nostro pianeta. Come fare? Il capitalismo dovrebbe iniziare a contare i proprio giorni.