Caramelle alla liquirizia: c’è chi non può proprio farne a meno. Ma sono davvero salutari questi dolci dalle forme più disparate?
Fra le forme più gettonate c’è quella a rotella, la liquirizia formato srotolabile. Poi ci sono i piccoli cilindri ripieni di fragola, limone o menta. Il sapore della liquirizia non fa impazzire tutti, è amaronognolo e pungente, tuttavia le caramelle hanno un discreto successo.
Ma è davvero salutare mangiare la liquirizia? Quali sono le componenti di queste caramelle così ambite? Scopriamo insieme i costituenti principali di questi dolcetti e le loro percentuali.
La liquirizia, sotto forma di caramella, regala sensazioni al palato uniche e distinguibili. Ma fa davvero bene alla nostra salute mangiarle? Le caramelle alla liquirizia si chiamano in questo modo per la loro origine di facile intuizione. Alla base della loro composizione c’è un elemento del mondo vegetale: la liquirizia.
La liquirizia appartiene alla famiglia delle Fabaceae ed è una pianta erbacea perenne. Il principio attivo della pianta, utilizzato poi per le caramelle, è la glicirizzina. La buona notizia è che questo principio svolge una funzione antinfiammatoria e antivirale, la cattiva è che ha un potere dolcificante circa 50 volte superiore al saccarosio.
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In medicina tuttavia si mostra esemplarmente utile nel trattamento dell’ulcera, di malattie del fegato e nel trattamento delle malattie autoimmuni. Tornando alle componenti positive o meno per la nostra alimentazione c’è da dire quindi che la glicirizzina è estremamente più dolce del saccarosio e che, attenzione a questo aspetto, rappresenta di fatto un blando lassativo.
Per queste ragioni non è bene consumarne in grande quantità. L’aspetto degno di nota è che la liquiriza è capace di abbassare i livelli di potassio nel sangue e al contempo provocare un repentino innalzamento della pressione sanguigna.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito una soglia di sicurezza per il consumo della liquirizia. Ne andrebbe consumata una quantità giornaliera inferiore ai 2 milligrammi per chilogrammo di peso.
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C’è quini da stare attenti e l’appello è soprattutto rivolto ai genitori dei più piccoli. Nonostante la liquirizia rimanga un dolciume consumato anche da un pubblico di avventori adulti, i consumatori abituali restano i più piccoli. L’impatto dell’eccessivo consumo di liquirizia porta a mal di testa, nausea, disturbi motori e della vista.
Tutti sintomi collegati all’ipertensione. Proprio per questi motivi, scientifici, sarebbe bene che le case produttrici delle caramelle alla liquirizia apponessero sulla confezione il quantitativo massimo giornaliero da non superare.