Case di bambù, troppa fantasia o reale possibilità? L’architettura biologica si nutre della natura per coltivare nuove idee.
L’ultimo trend dell’architettura bio è estremamente versatile e assolutamente biologico: parliamo del bambù. Il bambù è primariamente una specie vegetale. Deriva infatti da una graminacea e il suo portamento vigoroso lo rende particolarmente adatto all’inventiva architettonica.
Le proprietà di questo legno particolare sono state testate nelle isole Hawaii e in Cile dove con il bambù sono state realizzate numerose strutture portanti. Scopriamo in che modo questo arbusto è diventato il materiale in prima linea per la bioedilizia.
Il bambù, nome scientifico Bambusaeae, è un arbusto sempreverde che può raggiungere notevoli dimensioni. Parte infatti da qualche centimentro nella giovinezza ma arriva sino a 40 m di altezza nel corso della sua vita. Il diamentro può attestarsi persino sui 30 cm di larghezza.
La particolare conformazione rende le canne di bambù estremamente ergonomiche, soprattutto per il campo dell’edificazione. Il legno di bambù sta infatti riscuotendo notevole successo destando l’attenzione di molti costruttori.
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Il legname prodotto dalle colonie di bambù è infatti ignifugo, idrorepellente e molto pregiato. Viene utilizzato per la creazione di parquet, arredi, elementi edilizi, ma anche filati, pellet e carbone. Rispetto agli altri legni quello di bambù vanta una resistenza insuperata. Viene definito “acciaio vegetale” e per questo è un ottimo materiale per le pavimentazioni.
Ciò che rende inoltre il bambù intrigante per l’industria edilizia del legno è la facilità di propagazione che vanta. Un esemplare di bambù trapiantato nel terreno non tarderà a moltiplicarsi sino a dare vita a una vera e propria foresta già dopo i primi 3 anni di vita. In Italia la coltivazione del bambù gigante è sempre più diffusa e rappresenta un trend di mercato in espansione.
Il bambù rappresenta di fatto un eco-materiale, è 100% naturale e da lui si ricava un legno pregiato e di facile moltiplicazione. Come piantagione non fatica a germogliare ed attecchire praticamente ovunque. Richiede una concimazione costante solo nei primi due anni di vita.
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Una volta avviato lo sviluppo radicale della pianta, di lì a poco potremo osservare sorgere un vero e proprio bambuseto. Facendo due calcoli veloci un ettaro di terreno ben concimato di bambù potrà fruttare, dopo 4 anni, dalle 40 alle 60 tonnellate di legno.
L’unico “difetto“, se così lo si vuole chiamare, è ascrivibile alla poca malleabilità del legno di bambù. Proprio per la sua fermezza e coriaceità non si presta alle classiche lavorazioni di falegnameria. Per questa ragione arredare con il bambù richiede particolari tecniche. Il settore specilizzato dovrà infatti servirsi di tecniche specifiche di lavorazione a partire dal processo di laminatura.