Mangiare soia ha un impatto sull’economia dell’ambiente? La risposta è sì. L’ONG Profondo mappa le filiere di produzione di soia europea incaricata dal WWF. I risultati sono sconfortanti.
Il programma di educazione e sensibilizzazione allo sviluppo è finanziato dalla Commissione Europea e fra le varie iniziative rientra “Eat4Chang“. Il WWF commissiona così alla ONG Profundo una ricerca sullo stato delle filiere produttive di soia nel mondo dal titolo Mapping the European Soy Supply Chain. I risultati sono sconfortanti.
Lo sfruttamento dei terreni per le colture di soia stanno distruggendo la biodiversità di numerose foreste e il fatto peggiore è che viene inserita arbitrariamente in molti cibi per ottenere maggiori derivati delle proteine animali. Vediamo nel dettaglio.
Mangiare soia non è sostenibile: la deforestazione in America
Il 90% dei cittadini europei consuma soia inconsapevolmente. Questo ci dice la ricerca Mapping the European Soy Supply Chain. La sua presenza si rintraccia in numerosissimi alimenti a base di carne, pesce, uova o formaggi. Chi consuma questi cibi non sa che in realtà sta inconsapevolmente consumando una grande quantità di soia.
Perchè inserire la soia fra gli ingredienti “nascosti” di questi alimenti? La soia è un legume ricco di proteine che rappresenta un concentrato ideale da somministrare in allevamento. Viene somministrata intensivamente attraverso dei mangimi in grado di sollecitare ed ottenere tutti i derivati delle proteine animali.
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L’obiettivo delle campagne “Food4Foture” del WWF insieme a “Eat4Chang” è quello di sensibilizzare su cosa mangiamo inconsapevolmente contribuendo alla distruzione del pianeta. Il crescente consumo di carne, pesce, uova e latticini ha quintuplicato la mole di produzione di soia degli ultimi 40 anni contribuendo alla crisi ambientale.
Nel continente americano, in particolare nel meridione, le coltivazioni di soia hanno voracemente occupato foreste e savane ricche di biodiversità. Ciò determina la perdita di numerose specie sul territorio e un dissestamento degli equilibri della biosfera del continente. La situazione rappresenta un problema per le popolazioni indigene spesso costrette a trasferirsi.
Il danno per l’ambiente è corroborato dall’utilizzo di pesticidi sulle piantagioni che inquinano il terreno e le falde acquifere sottostanti. C’è un altro dato allarmante stando alla panoramica fornita dalla ricerca: l’80% della soia coltivata è modificata geneticamente.
In sud America la produzione di soia è triplicata ed entro il 2050 si stima che raddoppierà. L’America meridionale ospita i 3 biomi più importanti per la salvaguardia del clima a livello globale. Amazzonia, Pantal e Cerrado, spiega il WWF, sono un’enorme fonte di biodiversità e una risorsa per il pianeta intero.
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Gli alimenti con maggiore componente di soia provengono da USA, Brasile e Argentina che ne sono i maggiori esportatori. In percentuale l’80% dello smercio di prodotti a base o con contenenti soia è a carico di questi paesi. Le colture dedicate alla soia a livello mondiale hanno raggiunto un volume di 340 milioni di tonnellate ovvero 123 milioni di ettari.
Il 75% di queste derrate è destinato ai mangimi animali. I cittadini europei stanno contribuendo senza volerlo alla deforestazione e allo sfruttamento delle risorse del terreno, al cambiamento climatico e al disastro ambientale.
Un italiano consuma in media 219 uova, 52 l di latte, 22 kg di formaggio e 79 kg di carne. Stando alle ricerche il consumo medio annuale di soia per cittadino è di 60 kg, 55 kg di questi è nascosto in carne, pesce e derivati animali. Il consumo diretto di soia ricopre soli 3,5 chili sul tutto.
La strada per la deforestazione è sempre più in discesa e si rende necessaria una manovra in direzione di allevamenti più estensivi e con meno mangimi a base di soia. Lo scorso novembre è stata presentata dalla Commissione europea una proposta di legge sulla riduzione dell’impronta dei consumi europei sulla deforestazione.