E’ iniziata da poco la strage di animali innocenti. Questa pratica disumana deve terminare. Ecco tutto quello che c’è da sapere in merito.
Di anno in anno la mano dell’uomo è sempre più fonte di distruzione e morte. Il riscaldamento globale è solo una delle conseguenze delle sue atrocità.
Un esempio è il disboscamento nella foresta dell’Amazzonia, dove sempre più alberi vengono abbattuti o incendiati per far spazio a coltivazioni per gli allevamenti intensivi.
Non solo un danno per l’ambiente, ma anche tanti animali uccisi per via degli incendi o della fame causata dall’abbattimento della vegetazione.
Ma la cattiveria dell’uomo non si ferma qui. La caccia è un’altra delle atrocità commesse dall’essere umano sin dall’antichità. Nel corso dei secoli la caccia si è trasformata da essere fonte di sopravvivenza dell’essere umano a puro svago, come nel caso della caccia alla volpe, una tradizionale battuta di caccia purtroppo attiva fino al 2005, anno in cui è stata finalmente abolita.
Ancora oggi purtroppo è attiva la caccia commerciale, un tipo di caccia legalizzata da alcuni governi per via del business che si nasconde dietro di essa. Questo tipo di caccia colpisce degli animali innocenti in particolare, lasciando ancora una volta campo libero all’uomo per commettere una nuova strage.
La caccia alle foche: una strage legalizzata
Non bastava il cambiamento climatico, adesso anche l’uomo mina alla vita delle foche. Da anni, infatti, alcuni governi legalizzano la caccia alla foche, una pratica agghiacciante che porta alla tragica morte di tantissimi esemplari per puro scopo commerciale.
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Solo in Norvegia, ogni anno muoiono circa 12.000 foche per mano dell’uomo, uccise per poter vendere la loro pelliccia ed il loro grasso. I dati più agghiaccianti però sono quelli relativi al Canada. In questo Paese, infatti, il numero di foche uccise all’anno sale a 330.000 solo durante la stagione di caccia che dura da marzo ad aprile.
Una cifra a dir poco spaventosa, ma non tanto spaventosa quanto la pratica con cui vengono uccisi questi poveri animali innocenti. Ad essere uccisi sono maggiormente i cuccioli di foca, letteralmente uccisi a bastonate, con bastoni dotati di uncino, per poi essere portati sul ghiaccio dove vengono scuoiati vivi.
La caccia alla foca è la caccia, per fini personali o commerciali, di foche. La caccia alla foca è tutt’oggi praticata legalmente da cinque paesi: Canada, Namibia, Norvegia, Russia e Groenlandia. Gran parte della caccia alla foca nel mondo ha luogo in Canada ed in Groenlandia. Il più grande partner commerciale del mercato canadese è la Norvegia
Il dipartimento canadese di pesca e oceani (DFO) regola questa attività in Canada. Fissa ogni anno la quota massima di esemplari cacciabili, monitora le cacce, studia la popolazione delle foche, collabora con la Canadian Sealers’ Association per formare e informare i cacciatori sulla base dei nuovi regolamenti approvati, promuovendo le attività con convegni sul territorio. La DFO ha stimato le quote a 90 000 esemplari cacciati nel 2007; 275 000 nel 2008; 280 000 nel 2009; 330 000 nel 2010.[2] Secondo altre fonti però i dati potrebbero essere i seguenti: 82 800 nel 2007; 217 800 nel 2008; 72 400 nel 2009; e 67 000 nel 2010.
Nel 2007, la Norvegia ha dichiarato l’uccisione di 29 000 foche, la Russia 5 479 e la Groenlandia 90 000.
La popolazione di foche nell’Atlantico nordoccidentale è diminuita di circa 2 milioni di esemplari dalla fine degli anni sessanta, anche a causa delle oltre 200 000 uccisioni approvate annualmente dal Canada.[4] Una specie in pericolo è la foca monaca del Mediterraneo. Solo nel 1971, il governo canadese ha risposto alle uccisioni spropositate istituendo un sistema a quota. Da una stima del DFO del 2007 si sono contate in tutto 5,5 milioni di foche.
In Canada è illegale cacciare cuccioli di foca ed esemplari giovani. La caccia rimane ad ogni modo un punto altamente controverso, attirando l’attenzione dei media e proteste ogni anno.
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Una tecnica che fa rabbrividire al solo pensiero. Nel maggio del 2009 il Parlamento Europeo ha votato per l’embargo di prodotti provenienti dalla caccia alle foche. Una mossa che purtroppo però non ne vieta la caccia, ma quanto meno crea un deterrente per questa pratica, dati i quasi 1.3 milioni di euro in meno annuali dovuti all’annullamento del finanziamento.