Catastrofe di Baia Mare: 21 anni fa, in Romania, accadeva lâimpensato. Il 30 gennaio del 2000 migliaia di metri cubi di metalli pesanti hanno devastato lâecosistema della zona riversandosi nelle acque.
21 anni fa accadeva lâimpensato. Siamo in Romania, a Baia Mare, e stiamo per assistere alla peggiore catastrofe ambientale dellâEuropa orientale dopo Chernobyl. La catastrofe coinvolse diversi corsi dâacqua e bacini idrici.
Il corso dâacqua del SÄsar, il fiume LapuČ, il Somes, affluente del Tibisco, il Tibisco e il Danubio furono investiti da 300.000 metri cubi di sostanze minerarie come il cianuro di sodio. Analizziamo nel dettaglio lâaccaduto.
A nor-ovest del territorio geografico della Romania si estende la cittĂ di Baia Mare. Siamo nelle ultime giornate di gennaio dellâappena battezzato anno 2000 e da 23 ore piogge scroscianti si abbattono sulla cittĂ . A Baia Mare è stanziata una miniera per lâestrazione dellâoro. I materiali di scarto prodotti dallâestrazione sono piombo, metalli pesanti e cianuro di sodio, e vengono sapientemente contenuti da una diga.
La diga è stata progettata per contenere il bacino di decantazione dei materiali tossici ed evitare che si disperdano nellâambiente circostante. Lâimpianto estrattivo appartiene per metĂ alla societĂ australiana Aurul SA, per lâaltra alla societĂ statale romena Remin SA. Lâincipit della storia lascia giĂ intravedere il triste epilogo.
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Nella notte del 30 gennaio la diga decide di cedere allâimponente mole dâacqua piovuta dal cielo lasciando scoperta una breccia sulla propria superficie. Il fenomeno che determinò la rottura della diga venne definito come âsifonamentoâ. Il fenomeno catastrofico avviene in presenza di un suolo incapace di opporsi al rapido innalzamento di liquidi.
Questo determinò fratture profonde e superficiali nella struttura di contimento per via delle infitrazioni dâacqua. Le avverse condizioni climatiche favorirono sicuramente il disastro. Nel fatto non meno di 300.000 metri cubi di sostanze tossiche vennero riversate nei corsi dâacqua della zona.
La contaminazione arrivò alle acque del fiume Tibisco in Ungheria e proseguĂŹ sino alle acque del villaggio Bozanta Mare. I veleni raggiunsero il Mar Nero seminando morte nei corsi dâacqua menzionati. PiĂš di 1.400 tonnellate di pesce venne raccolto morto. Il verdetto emesso dallâallora Commissario per lâambiente in comunicazione coi governi di Ungheria, Romania e Jugoslavia, dichiarò morti persino i piĂš piccoli batteri dei corsi dâacqua.
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Il danno ambientale fu di dimensioni apocalittiche, fu il secondo danno per gravitĂ dopo il disastro di Chernobyl del 1986. Le misure di contenimento del danno consistettero nellâimmissione nellâacqua di ipoclorito di sodio, un agente chimico in grado di ossidare e rendere innocui gli altri elementi.
Le indagini condotte sulla struttura di contenimento dichiararono le compagnie minerarie colpevoli di trascuratezza nei controlli e sancirono lâinadeguatezza del progetto di costruzione del sistema di decantazione. Le condizioni meteo vennero definite certamente avverse ma non eccezionali. Quella di Baia Mari è unâaltra triste testimonianza della tracotanza dellâuomo nei confronti della natura e dello sfruttamento incondizionato del territorio da lui esercitato.