Correggendo i geni con una tecnica è possibile aumentare la resa dei cereali più consumati al mondo.
La nuova frontiera della scienza permetterà di aumentare la resa dei cereali più usati nell’alimentazione umana. Parliamo soprattutto di mais e riso, ma anche di altri cereali molto amati e sempre presenti sulla nostra tavola.
Il segreto è in 490 coppie di geni che si trovano nel genoma dei cereali e che sono state evidenziate da uno studio cinese. Per poter aumentare la resa delle coltivazioni partendo dal genoma serve anche una tecnica particolare, chiamata Crispr. Di cosa si tratta?
Aumentare resa cereali, la frontiera scientifica nello studio in Cina
La tecnica Crispr si basa su una molecola chiamata Cas9. Grazie all’uso di questa molecola, è possibile eliminare i geni che non consentono una crescita esponenziale. Questo avviene senza alcun rischio per la salute e la qualità del cibo prodotto è la stessa. Questa tecnica permette di inserire nel genoma anche delle sequenze, ma nel caso dei cereali si va per sottrazione. I risultati sono incredibili: +10% sul mais e +8% sul riso.
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All’interno del genoma di queste piante sono stati riscontrati due geni della crescita. Per il mais si tratta del gene KRN2. Invece, per il riso, il gene è OsKRN2. Questi geni impediscono che la pianta abbia troppi chicchi. Usando la Crispr, si può evitare che questi geni passino all’azione. Quindi, si ottiene un’ottima resa. Questi studi preliminari ora passano su altri tipi di piante, come il frumento ed altri che resistono meglio al caldo. Lo scopo di queste ulteriori ricerche è quello di scoprire se è possibile aumentare i chicchi prodotti intervenendo direttamente nel patrimonio genetico della pianta. Stavolta, però, la tecnica servirebbe a inserire e non a togliere.
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Stando agli ultimi dati dell’ONU, più di 45 milioni di persone soffrono di fame. I Paesi più colpiti sono Afghanistan, Yemen, Etiopia, Sud Sudan e Siria. Le cause principali, oltre ai cambiamenti climatici, riguardano guerra, pandemia, problemi economici. Chissà se questi trucchi genetici potranno essere una soluzione per rispettare l’obiettivo di eliminare questo problema entro il 2030.