Bonus mobilità, l’assurda postilla che lascia tutti sbigottiti. Chi l’avrebbe mai detto

Bonus mobilità: lo slancio verso la transizione ecologica è in realtà privilegio per pochi. Cosa si cela dietro il bonus per la mobilità sostenibile.

Bonus mobilità metro
Metro (Foto di Jan Vašek da Pixabay)

Lo stato italiano concentra le proprie energie per rendere fattivo il passaggio alla sostenibilità. Per farlo inizia proprio dalla piaga che vessa con maggiore forza il clima: la mobilità. I trasporti sono fra le principali cause di emissioni tossiche nell’aria assieme a fabbriche e industrie.

Il cambiamento sembra davvero possibile: la scadenza del bonus è addirittura prorogata al 13 maggio e concede un credito d’imposta di 750 euro. Il paradiso in terra. Scopriamo cosa prevede davvero il bonus e se l’idillio promesso corrisponde a realtà.

Bonus mobilità: sì ma solo per chi rottama e compra

Mobilità bonus bici
Bici (Foto di u_d7hddm5o da Pixabay)

Il decreto del 21 settembre 2021 pubblicato in gazzetta porta il nome di “Credito di imposta per le spese sostenute per l’acquisto di mezzi e servizi di mobilità sostenibile” e fin qui, tutto in regola. Chiunque di noi abbia sostenuto spese relative all’utilizzo di mezzi e servizi sostenibili avrà dunque accesso ad un credito d’imposta.

Il valore del credito è pari a 750 euro ed è spendibile entro 3 anni a decorrere dall’anno 2020. Bici, monopattini, trasporto pubblico anzichè privato: tutte scelte di sostenibilità consapevole che verrano premiate. Per onor del vero la Gazzetta ufficiale riporta il decreto, e all’articolo 2 “Ambito di applicazione e misura del credito d’imposta ” punto 1, il sogno svanisce.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Scelte dall’UE: sono 9 le città italiane che diventeranno a impatto zero. I dettagli in merito

Il credito d’imposta è reale, lo Stato lo ha stanziato ed è tutto messo agli atti, purtroppo però il bonus non è così inclusivo come prometteva. La possibilità d’accesso all’imposta è valida soltanto per chi dal 1 agosto del 2020 al 31 dicembre del 2020 abbia rottamato la prima auto per un secondo veicolo di categoria M1.

In buona sostanza, se non possiedi almeno una macchina da rottamare (non vendere) non sarai beneficiario del bonus. Hai un abbonamento metro e prediligi lo spostamento sostenibile alla tua macchina? Ti rechi in bici elettrica al lavoro ogni giorno e hai detto addio alla tuo moto o auto-veicolo? Ebbene, no, non sarai beneficiario del bonus.

Ma soprattutto: non possiedi alcuna macchina per una radicale scelta ecologica o perchè giovane e nell’impossibilità di recepire uno stipendio degno di questo nome? Ancora meno, non sarai per questo premiato. I veri benificiari saranno coloro che si possono permettere un secondo mezzo, un mezzo della domenica, sostenibile, a seguito di rottamazione del primo veicolo.

Banalmente: se hai deciso di vendere la tua macchina e comprarne una nuova, sostenibile, ugualmente non beneficerai del privilegio fiscale. In Gazzetta si legge “Il credito d’imposta spetta alle persone fisiche che, dal 1° agosto 2020 al 31 dicembre 2020, consegnano per la rottamazione, contestualmente all’acquisto di un veicolo, anche usato, con emissioni di CO2 comprese tra 0 e 110 g/km, un secondo veicolo di categoria M1″.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: La mobilità sostenibile: il bando “Bike to work” per una città più sostenibile

La rottamazione della prima auto precede la sostituzione della stessa con un nuovo veicolo euro 6 e se dopo la rottamazione c’è scappato anche l’acquisto di una bici elettrica, tanto meglio: 750 euro di credito. L’iniziativa dello stato è sicuramente lodevole, meno lo sono le premesse alla base dell‘incentivo alla transizione.

Viene di fatto privilegiata soltanto una fascia della società, quella che possiede una macchina da rottamare. Lo stato premia chi abbandona le cattive abitudini perchè nella possibilità di permettersi due nuovi mezzi sostenibili. E chi una macchina non ce l’ha ed è a favore dell’ambiente da sempre? Escluso.

 


Gestione cookie