Vi siete mai chiesti cosa c’è nel pesce che mangiamo? La risposta ci giunge da alcuni scienziati della Florida e non vi piacerà.
Il pesce è una delle principali fonti di sostentamento dell’essere umano insieme a carne e fonti di nutrimento vegetali.
Si tratta di un alimento molto importante per il nostro organismo per via dei diversi benefici che offre, come ad esempio la presenza di omega 3 ed omega 6 al suo interno, molto utili per la lotta ai radicali liberi.
I livelli di inquinamento sempre più crescenti degli ultimi anni, però, mettono molto in dubbio l’effettivo beneficio del pesce a causa delle microplastiche sempre più presenti nel mare.
Ma la vera domanda è: sono solo le microplastiche che devono spaventarci? Cosa c’è davvero dentro al pesce che mangiamo? Una ricerca avanzata dall’Università della Florida sembra darci una spiegazione che potrebbe chiarire diversi dubbi a riguardo.
Lo studio dell’Università della Florida: i medicinali presenti nel pesce
L’Università della Florida ha rilasciato i dati del suo studio sulla presenza di alcuni medicinali all’interno del pesce che mangiamo. Il tutto è nato dallo sospetta scomparsa dai mari del pesce tarpone, meglio noto come bonefish.
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Secondo i dati la sua scomparsa sarebbe dovuta alla presenza di farmaci ritrovati nel loro organismo. Nel loro sangue è stata infatti individuata la permanenza di ben 7 farmaci differenti, quali antidepressivi, antimicotici ed oppioidi.
Il bonefish è stata solo la specie più colpita da questi scarti di medicinali, ma ad essere colpiti da queste sostanze sono anche alcuni granchi e gamberi.
Il problema riguarda lo smaltimento dei farmaci scaduti. Molti farmaci durante lo smaltimento finiscono infatti negli scarichi delle acque reflue, finendo inevitabilmente nel mare e contaminando tutto l’ecosistema.
Secondo lo studio dell’Università della Florida la contaminazione da farmaci inciderebbe sulla riproduzione delle specie colpite, motivo che spiegherebbe la scomparsa progressiva della specie.
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Ad oggi gli effetti sulla nostra salute non sono ancora molto chiari, non essendoci dimostrazioni sperimentali a riguardo. Quel che è certo è che questi farmaci incidono in maniera determinante sulla vita dei pesci che mangiamo, fattore che si potrebbe ripercuotere su di noi.