Acqua in bottiglie di plastica: occhio a quando viene lasciata al sole. Il motivo

Con l’arrivo della bella stagione, medici ed esperti consigliano di bere almeno 3 litri d’acqua. Ma attenzione a dove lasciate la bottiglia.

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Uomo che beve (Foto di Peggy und Marco Lachmann-Anke – Pixabay)

L’acqua fresca, senza ombra di dubbio, è una delle bevande più buone e rinfrescanti che esitano. Si tratta, infatti, di un elemento fondamentale per l’uomo che ne è composto da circa il 65%.

Ma per quanto non esistano dubbi sulla bontà e sui benefici di questa bevanda, liscia o gassata che sia, molti invece ne suscitano i contenitori. L’acqua infatti può essere venduta in bottiglie di vetro o di plastica. Ma se sul primo, che può essere anche riciclato, non ci sono, al momento, problemi, sul secondo ce ne è uno che riguarda proprio il periodo estivo. E in Italia il rischio è molto alto…

Bottiglie di plastica al sole, il rischio è dietro l’angolo

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Bottiglia di plastica (Foto di Foulon Richard – Pixabay)

Infatti il Bel Paese, secondo le ultime statistiche, è il primo paese in Europa e il secondo al mondo per consumo di acqua in bottiglia pro capite con 206 litri all’anno. Un consumo che porta alla produzione di 13 miliardi di bottiglie.

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Come precedentemente detto, le bottiglie di vetro hanno il grande vantaggio di essere riciclate aiutando, di conseguenza, l’ambiente. Quelle in plastica, uscite sul mercato negli anni ’70, sono in PET, ovvero in polietilene tereftalato. Entrambi i contenitori riescono a mantenere le caratteristiche chimico-biologiche dell’acqua. Inutile sottolineare che il grande impatto ambientale che queste generano. Secondo quanto riportato dal WWF ogni minuto finisco nelle acque del Mediterraneo circa 33mila bottiglie di plastica. Un numero altissimo e impressionante come il periodo che serve alla plastica per degradarsi nell’acqua: 450 anni.

Ma per le seconde ci potrebbe essere un altro rischio che riguarda il dissetarsi da una bottiglia lasciata al sole. La plastica quando viene a contatto con il calore rilascia un interferente endocrino: il BPA, ovvero il componente base del policarbonato utilizzato per la fabbricazione delle bottiglie. A lanciare l’allarme è stata l’Università della Florida.

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L’Ateneo americano ha analizzato sedici marchi di bottiglie d’acqua conservandole per 4 settimane a una temperatura di 70°C. Il risultato? Un aumento del BPA e di una sostanza ritenuta cancerogena come l’antimonio ogni volta che la temperatura saliva.

E’ bene precisare che, al momento, non esistono prove sul rischio di ammalarsi di cancro bevendo dai contenitori in plastica surriscaldati, ma quel che è certo è che non faccia bene alla salute. In Italia, tra l’altro, la Cassazione ha emesso una sentenza che prevede una multa, fino a 1.500,00€, a carico dei commercianti che conservano le bottiglie di plastica, destinate alla vendita.

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