Il Dl Energia crea un ostacolo per la transizione ecologica. I guai per l’emergenza climatica non sono finiti.
Il decreto Energia, pensato per favorire il passaggio alle energie rinnovabili e alla sostenibilità in genere rischia di fare un passo indietro. La retromarcia arriverebbe proprio dal Ministro Cingolani, che starebbe pensando a una trattativa per l’acquisto di due navi rigassificatori. Si tratta di imbarcazioni che trasportano il gas liquido e lo riportano alla forma gassosa per poterlo utilizzare poi per i consumi industriali e domestici.
Insomma, se confermato si tratterebbe di un vero dietrofront, senza contare i tempi di arrivo. Infatti, a quanto si apprende ci vorrebbero diversi mesi prima che almeno una delle navi oggetto della discussioni arrivi in Italia. Cosa sta succedendo?
Senza contare le difficoltà legate all’arrivo di queste navi, la prima potrebbe raggiungere il nostro Paese solo nel 2023, cioè tra sette lunghi mesi. Invece, la seconda arriverebbe nel 2024, cioè tra due anni. In tutto, le due navi rigassificatrici sarebbero operative solo per il 13% del fabbisogno nazionale. Per questo, anche gli esperti si stanno chiedendo se ne valga la pena, soprattutto in un decreto dove si parla di fonti rinnovabili.
In più, nello stesso periodo di tempo, se ci fossero le autorizzazioni di legge ai nuovi impianti rinnovabili, si otterrebbero circa 20 GW secondo gli esperti. Non servirebbe nemmeno tanta fatica, visto che l’iter sarebbe già partito con la presentazione alla VIA nazionale e alle Regioni coinvolte.
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Questa soluzione nel Dl Energia che ostacola la transizione ecologica dipenderebbe dalle conseguenze del recente conflitto in Ucraina, che ha portato l’Italia a dipendere sempre meno dal gas russo. Il problema è che oggi il Paese potrebbe rischiare di diventare dipendente di altre realtà. Infatti, gli accordi che il Ministro Di Maio sta portando avanti per aumentare il gettito di gas da un lato risolve il problema di fame di energia sul momento, ma nel lungo termine potrebbe portare a nuove dipendenze da Paesi più lontani dall’Europa.
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Nel frattempo, sembra che la commissione che si occupa delle autorizzazioni per i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – la VIA/PNRR – sia in ritardo sulla tabella di marcia.