Tornano i lupi in Italia. Le statistiche registrano il ritorno della specie in alcune aree della penisola

I dati dell’Ispra evidenziano finalmente il ritorno dei lupi in Italia. Si tratta di una ricerca davvero rivoluzionaria.

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Lupi (Foto di Christel SAGNIEZ – Pixabay)

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Negli ultimi anni sono aumentate le presenze dei lupi in Italia. Un’ottima notizia visto che questi animali erano, dal 1971, una specie protetta.

A rivelare il ritorno di questi animali una ricerca dell’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale, che sottolinea come i lupi stiano tornando a popolare la penisola.

I lupi tornano in Italia: i dati dell’Ispra

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Lupi (Foto di Baptiste Lheurette -Pixabay)

Secondo quanto riportato dalla ricerca condotta dall’Ispra infatti in Italia ci sarebbero oltre 3.000 esemplari così suddivisi: 950 esemplari nelle regioni alpine e circa 2400 nelle restanti regioni.

La ricerca è stata richiesta dal Ministero della Transizione Ecologica per portare a termine il progetto del monitoraggio della specie che ha coinvolto, dal 2020 e il 2021, oltre 3000 persone e esperti nella ricerca di segni e presenza del lupo in Italia.

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Sulle regioni alpine si è registrata la maggior crescita di presenze del lupo. Ma non solo: infatti la presenza di questo animale è oramai su tutto il territorio italiano. Questi mammiferi occupano 41.600 km2 delle regioni alpine e 108.500 km2 di quelle peninsulari. Non è dunque un’eresia affermare che i lupi rioccupano quasi tutti gli ambienti idonei in Italia.

Come è avvenuto lo studio

Lo studio si è svolto suddividendo il territorio nazionali in celle di 10 x 10 km e realizzando due analisi distinte: una per Regioni e/o Province autonome e Regioni dell’Italia peninsulare. L’Ispra ha documentato l’aumento della presenza dei lupi grazie a 6520 avvistamenti fotografici grazie alle fototrappole. Ma anche grazie alle 491 carcasse di ungulato predate e alle 1310 tracce. Sono state rinvenuti poi 171 lupi morti e oltre 16.000 escrementi. In più 1500 analisi genetiche sono state condotte così da poter identificarne la specie.

Per completare e raccogliere i dati dell’indagine, gli oltre 3000 esperti, divisi tra operatori volontari formati e personale dei Parchi nazionali e regionali, Regioni e Provincie autonome, università, musei, 5 associazioni nazionali, 37 associazioni locali, 504 reparti dei Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri, che hanno percosso a piedi 85.000 km.

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Il tutto sotto due regie distinte: il Centro referenza grandi carnivori del Piemonte e dall’Università di Torino (DBIOS) nell’ambito del progetto Life WolfAlps EU per le regioni alpini, mentre per l’Italia peninsulare 20 tecnici scelti da Federparchi Europac Italia, ovvero la Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali.

Rivoluzione nello studio dei lupi

Si è trattato di un monitoraggio innovativo a scala nazionale che, grazie all’Ispra, ha permesso di superare i vecchi protocolli standardizzati. Un metodo di ricerca che ridefinito le linee guida del futuro per analizzare le dinamiche della popolazione dei lupi. Ma soprattutto ha creato una rete nazionale di operati diffusi in tutta l’Italia.

Con i dati raccolti si fornirà un supporto a Enti locali e Parchi Nazionali affinché possano procedere a una corretta conservazione del lupo. Ma anche per mitigare i conflitti di questo bellissimo animale con le attività dell’uomo.

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