La pasta sta “lievitando” di prezzo. L’aumento dipende da fattori insospettabili e imprevedibili. Cosa succede?
La pasta ha subìto un aumento del prezzo negli ultimi mesi. A dicembre 2021 l’aumento è stato dell’8% mentre ad aprile 2022 si è raggiunto il record del 15%. Il problema non dipende solo dalla recente crisi ucraina.
Infatti, c’è stato un aumento dei consumi anche in Francia, che ha spinto moltissime persone a scegliere la pasta. Come per tutti i mercati, anche per questo alimento c’è la legge della domanda e dell’offerta, ma in questo caso c’è stato un fattore scatenante. Di cosa si tratta?
Nel caso specifico no, non si tratta dei cambiamenti climatici. Infatti, il problema è soprattutto in ambito economico. Infatti, l’aumento dell’inflazione e della domanda francese ha spinto sul prezzo finale. Oltre alla legge della domanda e dell’offerta, a intervenire ci sono state così delle speculazioni legate in qualche modo al marchio di riferimento. In particolare, i cosiddetti primi marchi e i marchi dei distributori hanno trasferito a cascata i costi maggiori e l’inflazione direttamente sul prodotto finito. Il risultato è che la pasta costa di più.
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Questo problema riguarda anche i produttori, che spesso sono pagati meno per far aumentare i margini di profitto dei marchi. Oltre a questo, c’è da tenere in considerazione anche il mercato dei prodotti secondari, come la pasta all’uovo. Nel caso specifico, l’aumento è legato al fatto che c’è stata l’influenza aviaria nei pollami e questo ha ridotto il numero di uova disponibili. Da qui l’aumento dei prezzi anche per questo prodotto.
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Perché questi problemi rischiano di restare, anzi, di peggiorare? Prima di tutto la produzione della materia prima – il grano – dipende molto dal clima. Se, oltre alla resa della spiga, si devono tenere in conto anche i fattori economici, ci si rende subito conto che per la pasta l’aumento ha motivi che difficilmente spariranno nel nulla nel breve periodo.