Brogli sulle spese per l’ambiente. La Corte dei Conti denuncia l’accaduto. UE sotto accusa

Brogli verdi. L’Unione Europea gonfia le spese per l’ambiente di circa la metà. Gli esiti del monitoraggio sul budget dal 2014 al 2020.

Brogli Ue bandiera
Bandiera dell’Unione Europea (Foto di minka2507 da Pixabay)

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La Corte dei Conti Europea ha effettuato un monitoraggio di routine sulla direzione delle spese della Commissione europea per gli anni 2014-2020. Il bilancio non è rasserenante dal momento che l’accusa è quella di aver falsificato la spesa climatica.

A far discutere è l’intero sistema di rendicontazione delle spese ambientali. Le sovrastime delle spese sarebbero tutte nell’ambito dei finanziamenti agricoli. Facciamo il punto della situazione.

Brogli sulle spese climatiche. La Corte dei Conti diffonde diffonde il bilancio finale sui finanziamenti dell’Unione

Brogli Ue parlamento
Parlamento europeo (Foto di Erich Westendarp da Pixabay)

L’accusa rivolta alla commissione europea non lascia spazio a fraintedimenti. Si tratterebbe di brogli sulle spese dedicate all’ambiente e al clima. La spesa climatica sostenuta dall’Unione sarebbe stata gonfiata del 50% e il condizionale lo si usa solo per lasciare margine di respiro all’evidenza.

Il testo pubblicato dalla Corte dei Conti infatti parla chiaro. La valutazione sul budget 2014-2020 riporta chiaramente che l’Unione avrebbe dichiarato un investimento di 216 miliardi di euro nelle spese per l’ambiente quando nella realtà dei fatti l’esborso ammonta a 144 miliardi.

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In che modo siano stati impiegati i restanti 72 miliardi resta ignoto. Dal bilancio non emergono investimenti atti a contrastare l’azione del cambiamento climatico. I magistrati indagano sulla destinazione dei fondi mentre la Corte dei Conti documenta una spesa climatica complessiva pari al 13% sul 20% che si sarebbe dovuto destinare all’ambiente.

L’unione manca di circa 7 punti l’obiettivo: meno del 20% del budget, il minimo sindacale da rispettare secondo le promesse fatte, sarebbe stato investito per lo scopo prescelto. Le dichiarazioni dell’Unione hanno gonfiato in particolare i finanziamenti destinati alla Politica agricola comune (PAC).

I magistrati sottolineano una discrepanza importante fra i dati diffusi dalla Commissione (il 26 % dei finanziamenti riguarderebbe la questione climatica) e il dato schiacciante che vede le emissioni di gas a effetto serra invariate dal 2010. E sono proprio le emissioni a carico delle attività agricole a non diminuire, va da sè che qualcosa non torna.

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La Corte suppone inoltre che gli importi impegnati, o dichiarati tali, non siano proprio stati spesi. Questo conduce ad ulteriori sovrastime dell’investimento reale. Il sistema di rendicontazione della Commissione Europea va sottoposto ad una radicale riforma date le criticità emerse.

L’introduzione di un sistema di monitoraggio finale dei risultati raggiunti potrebbe rappresentare una possibile soluzione al problema. Alcuni dati dichiarano come pertinenti al clima finanziamenti destinati a progetti che poi nel fatto non hanno avuto alcun impatto sulla situazione ambientale.

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