Api e cibo sono legati tra loro e questo legame nasce dalla natura. Infatti, senza api non ci sarebbero tantissimi alimenti. Quali sono?
Il rapporto tra api e cibo non è affatto casuale. Infatti, le api sono le protagoniste nella produzione di 71 colture su 100 necessarie per la vita umana. Il 90% di quello che si produce per l’alimentazione dipende dall’impollinazione, l’attività delle api e non solo che consente il passaggio di polline tra una pianta e l’altra, favorendo così la riproduzione e la crescita successiva di frutta e verdura. Se le api morissero, l’Uomo dovrebbe provvedere in altro modo. Esiste questo altro modo? Sì, ma ha dei costi assurdi ed è poco efficace. Invece, le api fanno tutto gratis, per istinto, e come effetto collaterale producono anche il miele. Cosa desiderare di più? Ecco i regali che le api donano alle nostre tavole.
Api e cibo: quali sono gli alimenti che le api ci regalano a tavola
Pronti a scoprire quali alimenti mancherebbero a tavola senza api? Bene, è tempo di scoprirlo. In un prossimo futuro, se non faremo qualcosa ora, dovremo fare a meno di: mele, pomodori, agrumi, pesche, kiwi, melanzane, erbe officinali e mediche, cocomeri, meloni, ciliegie, albicocche, castagne e susine. Nient’altro? Ah sì, ovviamente tutti i prodotti che li usano come ingredienti, come i succhi, i sughi e… La pizza!
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In più, è importante ricordare che le api non sono gli unici impollinatori sul mercato della natura. Infatti, anche le farfalle sono impollinatrici e anche loro non se la passano bene. Infatti, le farfalle vivono immerse nella natura e non producono altro che il polline. Quindi sono spesso vittime di pesticidi, perché la loro mimetizzazione non basta per scongiurare i veleni che vengono diffusi a pioggia. Come si vive senza gli impollinatori?
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Lo sanno bene in Cina, dove le api si sono estinte. Qui, ogni giorno, i coltivatori salgono sugli alberi e usano dei pennelli per diffondere il polline. Non è proprio la stessa cosa. Infatti, il costo di questi alimenti aumenta di conseguenza per pagare gli stipendi dei lavoratori. In più, aumentano anche i costi di manutenzione dei campi. Ne vale la pena?
