Lanciato l’allarme: il carburante potrebbe salire di circa 4 euro al litro. Le previsioni per il futuro si basano sull’aumento del prezzo del greggio.
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Il caro prezzi sul carburante rappresenta un problema più che attuale. Dopo le prime settimane di conflitto in est-Europa le stazioni di servizio hanno iniziato a rifornire le auto al modico prezzo di 2 euro e passa al litro. La situazione non è di certo rientrata ed il futuro prospettato non è di certo roseo.
Se la Russia dovesse tagliare i rifornimeni di petrolio, il prezzo del carburante potrebbe raggiungere la soglia dei 4 euro a litro. Per la superpotenza sarebbe un modo efficacissimo per piegare l’economia occidentale e al contempo rispondere alle sanzioni mosse a suo danno.
Carburanti: vendita a peso d’oro per gli anni a venire
Non troppo distanti dalla nostra memoria sono le code di auto in fila indiana in attesa al distributore col prezzo più economico in zona. L’aumento del prezzo sul carburante è stata una delle prime conseguenze del conflitto fra Russia e Ucraina.
Le congetture sui moventi di simile innalzamento dei prezzi sono state e continuano ad essere innumerevoli. Si parla addirittura di una manovra di mercato che ha cercato di cavalcare l’onda degli eventi. Fatto sta che il prezzo del carburante è aumentato davvero, e la situazione non parrebbe migliorare.
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A fare previsioni è la multinazionale americana JP Morgan, specializzata in servizi finanziari. Se il prezzo del petrolio dovesse raggiungere nell’immediato futuro il prezzo di 380 dollari per barile ci sarebbe davvero da tornare a carrozza e cocchiere. Il costo della benzina potrebbe toccare i 4 euro per litro, questo il vaticinio.
Le sanzioni mosse dall’Europa ai danni della Russia di Putin non sembrano aver fatto altro che inasprire l’animo del presidente della Federazione. La posizione economica della super potenza consentirebbe infatti un vertiginoso aumento del prezzo del greggio privo di ripercussioni sull’economia della madre patria.
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La nazione potrebbe infatti ridurre la quotidiana produzione di petrolio fino a 5 milioni di barili in meno lasciando illesa l’economia interna. Qualora il presidente decidesse di procedere al taglio dei barili, il valore di mercato del carburante sarebbe da guerra civile.
Il coltello del manico è saldamento impugnato dai vertici del cremlino, la speranza è che non risponda al fuoco delle sanzioni con quello dell’inflazione. La previsione ad oggi resta di carattere ipotetico.