PNRR ostacolato in Puglia. Stop alla costruzione di una ferrovia nel Sud della regione

In Puglia il piano Europeo di ripresa e resilienza incontra degli ostacoli. Sono legittimi? Ciò che è noto è che le proteste sono in difesa del territorio di Lama San Giorgio.

Puglia stop PNRR treno
Treno (TreFoto di Shutterbug75 da Pixabay)

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Il progetto in questione era finanziato dai fondi europei stanziati nell’ambito del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Il cantiere ha dovuto interrompere i lavori a sud di Bari sotto direttiva del tribunale amministrativo della regione Puglia. I giudici hanno accolto le istante presentate dal Comune di Noicattaro e del comitato cittadino “Le Vedette della Lama”.

Il motivo del contendere? La difesa de patrimonio territoriale di Lama San Giorgio. Ma possibile che di questi tempi i fondi del PNRR vadano impiegati in operazioni edilizie contrarie a clima e ambiente? Vediamo in cosa consiste il progetto tanto vituperato.

PNRR: sì o no? In Puglia la questione è controversa, il TAR sospende i lavori

Pugia stop PNRR UE
Bandiera UE (Foto di Ralphs_Fotos da Pixabay)

L’istanza cautelare è partita dal comune di Noicattaro e dal comitato di privati cittadini “Le Vedette della Lama“, l’oggetto? Il progetto di costruzione di una nuova rete ferroviaria avviato a sud di Bari, a Lama San Giorgio. Il finanziamento dei lavori era completamente a carico dei fondi del PNRR.

È il TAR ad rendere effettivo lo stop ai lavori. La costruzione di una ferrovia è una necessità che a Bari si ripresenta da circa 15 anni. Questa esigenza si scontra con le lamentele dei ricorrenti, per lo più ambientalisti, che evidenziano la presenza di alberi secolari e insediamenti archeologici risalenti al neolitico proprio in quella zona.

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Sono 20 anni che si cerca di istituire un parco regionale protetto a tutela del territorio di Lama San Giorgio. La Regione ne discute da decenni ma il ministero dell’Ambiente e della Cultura sembrano giocare a fare gli indiani. Il valore culturale e ambientale dell’area è ben noto e non è un caso che il TAR abbia accolto di buon grado l’istanza.

I tecnici incaricati della realizzazione del progetto non sembrano aver fornito inoltre motivazioni sufficienti a sostegno dell’ubicazione del tratto ferroviario proprio in quella zona. Non ci sarebbero cioè ragioni valide per non realizzare il progetto altrove.

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Il tribunale riscontra, in sede di valutazione del progetto, insufficienti ragioni a sostegno dell’ “assenza di alternative localizzative e/o progettuali”. Le alternative sarebbero invece “emerse nel corso del procedimento”. Sono tre i mesi di tempo entro cui il progetto andrà rivisto.

I tempi imposti dall’Unione per la realizzazione delle opere finanziate dal PNRR sono stringenti. La sospensione dei lavori potrebbe determinare un precedente non proprio favorevole agli occhi dell’UE. I lavori sono vincolati alla clausola di realizzazione e completamento da effettuarsi entro e non oltre il 2026.

L’edilizia italiana non è famosa per la rapidità dei tempi. Modifiche profonde al progetto iniziale comporterebbero, fra tempi burocratici e di realizzazione, uno slittamento dell’opera che rischia di non vedere luce entro i 4 anni previsti. L’ago della bilancia pende pericolosamente a favore della realizzazione della ferrovia.