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Lampi gamma, la nuova scoperta scientifica ha dell’incredibile

Un nuovo studio fatto da un team di scienziati fa scoprire nuove caratteristiche dei lampi gamma. Andiamo a scoprire nel dettaglio di cosa si tratta.

(Pixabay)

L’universo e i suoi segreti hanno da sempre affascinato l’uomo. Non mancano mai, infatti, ricerche aggiornate che hanno lo scopo di farci conoscere qualcosa in più sulla galassia.

Tra le materie di studie più interessanti ci sono, senza dubbio, i lampi gamma. Ma cosa sono precisamente? Si tratta di veri e propri lampi, particolarmente energici e che non sono altro che il segnale di esplosioni cataclismiche in galassie più lontane o almeno è questo che si è pensato fino a questo momento.

Da sempre si pensa che i lampi gamma provengono da galassie che sono notevolmente distanti dalla Terra. Ma andiamo a scoprire nel dettaglio la nuova scoperta fatta dal team di scienziati.

I dati ottenuto dal nuovo studio sui lampi gamma

(Pixabay)

Come anticipato prima, i lampi gamma non sono altro che delle scie luminose che si creano dalla collisione dei neutroni. Una nuova ricerca ha portato a nuove conclusioni.

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Per la ricerca, tra le attrezzature impiegate, anche i telescopi Gemini North e Gemini South, situati rispettivamente in Hawaii e in Cile. È stato “scomodato” anche il telescopio spaziale chiamato Nasa-Esa Hubble in Arizona.

Dai dati ottenuti dalla visione di questi telescopi, i ricercatori hanno evidenziato come 43 Grb bagliore non era associati a nessuna galassia conosciuta, ma anzi apparivano in uno spazio vuoto tra varie galassie.

Sono giunti a questa conclusione, concentrandosi  soprattutto sui dati del bagliore residuo dei lampi gamma. Gli scienziati hanno dato due interpretazioni di questi dati.

Secondo la prima interpretazione, due stelle di neutroni progenitrici si sono formate in una galassia lontana, per viaggiare nello spazio intergalattico e trovare un punto di fusione miliardi di anni dopo.

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Secondo l’altra teoria, invece, le stelle di neutroni si sono chiuse in galassie, distanti miliardi di anni luce, e ora sono estremamente deboli a causa della grande distanza dalla Terra. Lo spesso Brandon O’Connor, autore dello studio, ha sottolineato come questa seconda ipotesi sia la più plausibile. Insomma un nuovo passo avanti è stato fatto sul fronte della scienza!