I dissalatori sembrano una risposta interessante contro l’emergenza idrica, ma si possono sostenere nel lungo periodo?
I dissalatori sono una soluzione valida per affrontare l’emergenza idrica? Qual è l’impatto ambientale? La siccità ha imposto un’alternativa di emergenza veloce. Così in pochi hanno badato alle conseguenze per l’ambiente, soprattutto quando a venire meno era la produzione agricola. D’altra parte, ci sono 5 impianti di dissalazione che funzionano a pieno regime in Medio Oriente e che sono stati prodotti in Italia. Il flusso medio di acqua dolce che ognuno di questi sistemi a pieno regime riesce a produrre è di circa 267,8 metri cubi di acqua dolce. Perché non sempre questi impianti sono possibili nel nostro Paese?
I dissalatori sono una risposta veloce all’emergenza idrica. Di base, vanno a filtrare l’acqua in modo da eliminare il sale, usando una di queste due procedure. La prima è la distillazione e la seconda è l’osmosi inversa. Vediamo come funzionano.
Nella distillazione, l’acqua del mare viene fatta evaporare per rimuovere il sale, che resta sul fondo. Il vapore acqueo viene poi condensato per ottenere acqua dolce. Nell’osmosi inversa, invece, una membrana agisce da filtro, ma si può usare solo dopo aver eliminato le impurità più pesanti – alghe, plastica, animali. Solo dopo si procede. Dopo il passaggio alla membrana, i dissalatori per l’emergenza idrica a osmosi inversa utilizzano una cisterna per mineralizzare l’acqua e renderla potabile. Purtroppo, queste modalità comportano un costo energetico altissimo.
I dissalatori sono da considerare una soluzione di emergenza e non nel lungo periodo, perché possono comportare dei problemi. Il primo è anche il motivo per cui non si possono inserire troppi impianti in Italia. Il sale di scarto deve trovare spazio in depositi dedicati e non sempre questo sale si può rivendere ed utilizzare.
TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE -> Agrovoltaico: le fonti rinnovabili sfruttano i terreni agricoli. Le novità
Poi c’è il problema del mare. Infatti, potenzialmente l’acqua è infinita, ma recenti studi confermano che il processo di dissalazione rende l’acqua di mare il 40% più salata nel tempo. Quindi, questo processo diventa via via sempre più costoso e lento. In più, anche l’habitat naturale ne risente. Basti pensare ai danni che ci sono nel delta del Po per via dell’acqua del mare che è entrata nel fiume. Ha causato anche la morte delle coltivazioni di mais…
Infine, c’è il problema di dove reperire l’energia necessaria per mettere a pieno regime questi impianti. Ricordiamo che l’Arabia Saudita è un centro importante per il petrolio e per i traffici commerciali, mentre l’Italia è ancora dipendente dal gas per la maggior parte e non basta un impianto fotovoltaico. Si rischia di prendere con una mano e togliere dall’altra. Infatti, così è anche difficile mantenere in piedi le centrali idroelettriche.
TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE -> Auto elettriche: in Italia ci sono troppe poche stazioni di servizio, il report
I dissalatori sono una soluzione tampone in emergenza idrica, ma possono dare il tempo sufficiente per sistemare le tubazioni per l’acqua. Infatti, si stima che il 40% si perda lungo il percorso.