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Isole di plastica: sono tantissime e sparse nei mari più importanti

Le isole nel XXI secolo non sono oasi incontaminate circondate da acqua cristallina. Le isole oggi sono atolli distopici che distruggono l’ambiente.

Plastica (Foto di bilyjan da Pixabay)

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Il problema risale alla fine degli anni 90 del 900, piena contemporaneità. Nel 1997 venne scoperta un’insola di plastica di dimensioni inverosimili, 1,6 milioni di km quadrati di plastica ben adagiati nell’Oceano Pacifico.

Lo sfortunato scopritore du Charles Moore che impiegò 7 giorni per attraversarla. L’isola di plastica del Pacifico resta ad oggi la detentrice del primato di isola di plastica più estesa. Nel corso del tempo non è purtroppo rimasta la sola ad abitare le acque dei mari.

Isole di plastica: l’eredità che l’uomo ha intestato all’ambiente

Pesce in un guanto (Foto di joelsaucedosaucedo da Pixabay)

Per fornire al lettore un’idea di cosa significhi per un’isola costituita interamente da rifiuti di plastica misurare 1,65 milioni di km quadri prendiamo ad esempio la Francia. L’isola a largo dell’Oceano Pacifico vanta una superficie pari a tre volte tutta l’estensione della Francia, e promettee di crescere.

Questo blob vorace viene alimentato dai nostri consumi, inarrestati. Non a caso tutti i rifiuti non biodegradabili prodotti dall’essere umano hanno portato alla formazione di altri atolli distopici così graditi all’ambiente. Si contano almeno altre 5 isole di plastica più o meno equamente distribuite fra Oceano Indiano, nord dell’Oceano Atlantico, sud del Pacifico e Mar Mediterraneo.

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L’80% dei rifiuti, mattoni di questi mostri monumentali, sono di origine antropica, provenienti  cioè da attività umane. Sorpresi? Niente affatto. La maggior parte delle industrie si macchia del crimine di riversare in mare gli scarti dell’attività produttiva, illegalmente.

Tutta questa illegalità non viene però arginata a giudicare dalle isole, non cumuli, isole, di plastica presenti negli oceani. L’illegalità della pratica sembra essere un inutile pro forma. Per fortuna esistono dei progetti a tutela dell’ambiente che vedono impegnate in prima linea associazioni no-profit ed ONG con l’obiettivo di salvare i mari.

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Nel 2020 sono state estratte dall’Oceano Pacifico ben 103 tonnellate di rifuti. Se l’80% dei rifiuti di plastica è di derivazione umana, a chi additare il restante 20%? A navi da pesca, navi cargo e piattaforme petrolifere. In una formula? Alle attività commerciali umane.

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