Pesche e susine contro il cambiamento climatico, Apo Conerpo produce frutta con pochissima acqua. Fare la differenza è possibile.
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Apo Conerpo è una delle principali Organizzazioni di Produttori ortofrutticoli in Europa. Le ultime pratiche agronomiche adottate dall’organizzazione dimostrano come sia possibile produrre frutta e verdura impiegando fino al 50% in meno di acqua.
Vediamo nel particolare com’è stato possibile all’azienda arrivare a simili risultati senza rinunciare alla qualità e alla quantità delle materie prime prodotte.
Pesche e susine: finalmente la soluzione all’emergenza idrica
Impiegare meno acqua significa contenere la spesa energetica di vari ambiti produttivi, primo fra tutti il processo di coltivazione e i gas da esso esalati. Anidride carbonica e carburanti conoscono una riduzione del 60%. L’anidride carbonica non immessa nell’armosfera arriva addirittura a centinaia di migliaia di tonnellate.
Le nuove frontiere dell’orto-frutticoltura europea incontrano la sostenibilità e la rendono fattiva. Secondo il presidente di Apo Conerpo l’innalzamento delle temperature ha profondamente cambiato il panorama agricolo Europeo ed extraeuropeo.
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Non sempre poi l’agricoltura si macchia del peccato di utilizzare agenti inquinanti come pesticidi o fertilizzanti nocivi per il terreno. L‘OP europea chimata in causa, ad esempio, si rifà al modello della produzione agricola integrata. Questo sistema contempla fra i suoi strumenti l’insieme di pratiche agronomiche atte a ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura.
Razionalizzazione dell’impiego di prodotti chimici, risparmio idrico e riduzione delle emissioni di gas serra, sono gli assi portanti di questa pratica. Da questa pratica agronomia a impatto zero i prodotti uscenti a testimonianza del successo sono proprio le pesche, le susine, le albicocche e le nettarine.
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Le drupacee coltivate sono state sottoposte ad un esperimento. Una parte di coltura è stata trattata coi metodi tradizionali, l’altra parte con il metodo integrato. Il risultato è stato di rilievo. Il livello di anidride carbonica prodotta per kg di pesche si è attestato a 0,5 kg contro lo 0,13 kg del metodo tradizionale, il 62% in meno, quindi.
Anche l’impiego di acqua è passato da 159 decimetri cubi per kg a 101, il 50% in meno. Per ridurre l’apporto idrico sono stati impiegati sensori in grado di stabilire l’esatto quantitativo necessitato dalla pianta. Produrre un buon raccolto all’imsegna dell’attenzione all’impatto ambientale e alla sostenibilità degli strumenti impiegati è possibile.