A Luglio di quest’anno, in Birmania è nato un piccolo di elefante bianco, un evento più unico che raro considerato portafortuna
L’elefante è un pachiderma che vive, soprattutto, in Asia e in Africa. E’ un mammifero di colore grigio e appartiene alla Famiglia degli Elefantidi. Sono animali molto forti ed, ancora oggi, in alcune zone, vengono utilizzati come trasporto di persone e di cose.
Dal punto di vista delle qualità, è molto simile all’uomo. Come noi, infatti, ha una vita mediamente lunga, può arrivare e superare i 70 anni di età. E’ dotato di ottima memoria, poichè è in gradi di elaborare i ricordi anche a distanza di anni; non è un caso se esiste il detto: “ha la memoria di un elefante“.
L’elefante è simbolo di forza fisica e di intelligenza ma anche di saggezza e moderazione. Inoltre, è simbolo di prosperità, protezione della famiglia. Gli appartiene anche il senso sacro della vita e della morte, tanto che in alcuni popoli dell’India rappresenta il loro Dio. Anche nell’iconografia cristiana simboleggia la forza in grado di sconfiggere il maligno.
Ancora di più sono considerati simbolo di prosperità gli elefanti bianchi. La loro rarità era già considerata una fortuna nell’antichità. Si narra che il re buddhista Bimbisāra del Regno Magadha, vissuto nel VI secolo a.C., ne possedesse uno chiamato Sechanaka, del quale, si dice, che il costo fosse maggiore del valore della metà del regno.
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Secondo la tradizione giainista, il sovrano lo regalò ad un proprio figlio, scatenando l’invidia dell’altro figlio Ajātashatru, che tentò inutilmente di sottrarlo al fratello. Ne scaturirono due grandi guerre che videro prevalere Ajātashatru, ma Sechanaka morì al termine del secondo conflitto.
Vedere nascere un elefante bianco è, quindi, un fenomeno rarissimo, e per il paese in cui nasce è simbolo di cambiamento positivo. E’ questo che, probabilmente, avranno pensato i lavoratori dell azienda pubblica di legname birmana, dove è avvenuta la nascita.
Nello Stato di Rakhine, il 23 Luglio di quest’anno, è nato un elefantino bianco. Sua madre di 33 anni, di nome Zar Nan Hla, vive in un’azienda pubblica di legname. Il piccolo pesava quasi 80 kg ed era alto circa 70 cm, secondo notizie riportate dal Global New Light of Myanmar.
Soddisfa sette delle otto caratteristiche associate agli elefanti albini, tra cui gli occhi color perla e una caratteristica coda.Anche il colore della pelle che non è realmente di un bianco candido, ma più un grigio molto chiaro tendente al rosa.
E’ un pachiderma particolarmente raro, ma non è una specie a sé stante; diffuso, soprattutto, tra gli elefanti asiatici del subcontinente indiano e del sudest asiatico, ne esistono alcuni esemplari anche nel continente africano.
Il motivo della loro nascita non è ancora certo per gli studiosi. Sembrerebbe che la colorazione sia dovuta alla mancata produzione di melanina, il pigmento che determina il colore della pelle, dei peli e degli occhi.
E’ una condizione comune anche ad altre specie di uccelli, rettili e mammiferi. Si pensa che il motivo principale sia recessivo, dovuto all’inincrocio, cioè, all’unione di genitori imparentati e che, quindi, trasmetterebbero entrambi al figlio un identico gene.
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Visto che, il numero nel pianeta di normali elefanti è ormai decrescente, la specie considerata oggi vulnerabile, a rischio di estinzione, potrebbe, in futuro, portare al fenomeno dell’inincrocio più frequentemente e, in tale caso, gli elefanti bianchi diverrebbero meno rari.
In Africa, gli elefanti bianchi sono in numero ancora minore rispetto all’ Asia. La loro sopravvivenza è a maggiore rischio per le gravi malattie agli occhi ed alla pelle che possono contrarre in virtù delle condizioni climatiche di estremo calore in cui vivono.
Fino al 2009 ne erano conosciuti tre esemplari, ospitati nel Parco nazionale Kruger del Sudafrica. Nel marzo di quell’anno ne nacque un altro dal colore rosato e fu avvistato nel Delta dell’Okavango, in Botswana.
Gli studiosi credono che, grazie alla grande adattabilità dei pachidermi alle condizioni ambientali e, in particolare, al clima più temperato del delta, questo esemplare potrebbe sopravvivere lungo tempo anche rimanendo allo stato brado.