Suini trasportati per essere macellati che muoiono prima ancora di arrivare al macello. Ecco un altro degli assurdi paradossi della criminalità legalizzata.
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Parlare delle condizioni favoreli di trasporto per animali che devono giungere al macello è già di per sè, ottundente. La lamentela è dunque quella che essendo trasportati in condizioni disumane potrebbero arrivare al macello in condizioni poco salubri per la nostra alimentazione?
Assicurarsi che un animale arrivi al macello in condizioni ottimali e protestare se avviene il contrario è come assicurarsi che venga garantito l’ultimo pasto ad un condannato a morte senza guardare alla condanna.
Ma si sà, il nostro tempo è ricco di paradossi esistenziali, come quello dell’uomo che per vivere ha sfruttato fino allo sfinimento tutte le risorse del proprio pianeta garantendosi la fine nel più breve termine. Ma parliamo delle ennesime vittime del nostro spropositato acume.
Suini da macello: il viaggio della speranza prima di giungere alla morte
A inizio giugno, date le condizioni climatiche emergenziali, il Ministero della Salute ha fatto arrivare alla Direzione della Polizia Stradale una circolare. Che bella la burocrazia. In questa circolare si richiedeva che i trasporti di animali non venissero effettuati con temperature esterne al mezzo superiori ai 30C°.
Il presidente di Essere animali, associazione con sede a Bologna che combatte per i diritti degli animali e, più da lontano, per una società che non li renda cibo, Simone Monstruschi, ha evidenziato l’inefficacia del depliant. L’inchiesta è stata portata avanzi dall’associazione che ha incaricato alcuni componenti di seguire i camion lungo la tratta Lodi-Bologna sulla A1.
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Gli attivisti hanno seguito i veicoli sino a destinazione potendo infine misurare la temperatura interna ai camion tramite pistola termica. La temperatura nei vani si attestava oltre i 40C° ma non sorprende, dato che la temperatura esterna era compresa fra i 36 e i 38 C°, ben oltre quanto consigliato dalla fotocopia del Ministero.
I suini, non c’è da dirlo, boccheggiavano, privati di acqua e costretti in spazi angusti e roventi per viaggi così lunghi. All’arrivo allo stabilimento il bestiame è stato lasciato sotto il sole, in attesa, per una buona mezz’ora, racconta Montruschi. Il problema è legislativo.
Le norme attuali che si esprimono in materia non stabiliscono dei limiti di temperatura esterna o interna ai veicoli per tratte inferiori alle 8 ore, per cui è possibile viaggiare in condizioni disumane per, ad esempio, 7 ore e 30 minuti. Le uniche specifiche riguardano l’accortezza di trasporare gli animali in mezzi capaci di proteggerli da lesioni o inutili sofferenze.
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La mancanza di divieti specifici e comportamenti sanzionabili rende la legislazione in materia poco oggettiva e fumosa. Il Regolamento N.1/2005 sulla protezione degli animali fornisce disposizioni per i viaggi superiori alle sole 8 ore, o 12, con permesso di deroga. Della possibilità di accesso all’acqua o delle temperature interne ed esterne non è fatta menzione.
Per i viaggi di 8 ore e più è stabilito che la temperatura interna del veicolo debba mantenersi fra i 5C° e i 30C°, con un margine di tolleranza di +/- 5C°. La situazione analizzata è solo la punta dell’Iceberg di un sistema di produzione alimentare, agricola, industriale, che andrebbe rivisto dalle fondamenta. La strada per il capitalismo etico (supposto che sia possibile) è lunga e tortuosa, per percorrerla è necessario partire da riforme sistemiche radicali.