Le Nerine sono piante bulbose che ci regalano i loro fiori colorati e i loro profumi nel mese di Agosto fino ad autunno inoltrato
Le Nerine appartengono alla Famiglia delle Amaryllidaceae, e sono originarie del Sud Africa. Sono piante bulbose molto conosciute e decorative e se ne trovano numerosissime varietà ibride.
La Nerina Sarniensis, originaria delle zone sudafricane più piovose, è la specie più conosciuta. E’, infatti, la più adatta alla coltivazione in vaso perché il suo apparato radicale non richiede molto spazio. Le foglie compaiono solamente a fioritura avvenuta, e le infiorescenze sono formate da piccoli fiorellini riuniti in gruppi di 10-20.
L’origine del nome non è chiaro, ma ricorda le leggende mitologiche legate alla ninfa Nerina, figlia di Nereo, dalla lunga chioma nera. Secondo la leggenda, i suoi bulbi vennero a terra dopo un naufragio nelle Isole del Canale. Alcuni studiosi, nonostante le ricerche svolte, non sono riusciti a risalire ad una fonte certa.
Si presume sia stato scelto per ricordare la forma dialettale africana con cui gli indigeni solitamente indicavano le corolle dei fiori. Infatti, oltre al nome ufficiale, le nerine si conoscono anche come giglio del Capo di Buona Speranza, giglio di Guernesey e amarillide di Guernesey, in ricordo delle loro origini.
Proprio il riferimento al giglio ha reso alle Nerine, nel mondo della simbologia botanica, il significato di innocenza o purezza. Per la loro leggerezza e per i loro colori, sono scelte spesso per impreziosire un giardino, per renderlo particolarmente colorato, mentre i fiori recisi sono utilizzati per realizzare bouquet floreali romantici.
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Si tratta di una pianta delicata, con poche foglie, che spuntano dopo che i fiori sono sbocciati. I colori dei fiori possono variare: vanno dal bianco al rosa, dalle più delicate tonalità di rosso a quelle più scure. Sono molto belli ed emanano un dolce e delicatissimo profumo. Ci fanno compagnia nel mese di Agosto fino al tardo autunno, se le temperature lo permettono.
La Nerina Sarniensis, originaria delle zone sudafricane più piovose, è la specie più adatta alla coltivazione in vaso perché il suo apparato radicale non richiede molto spazio. Presenta steli più corti e le foglie, lunghe fino a 30 cm, compaiono solamente a fioritura avvenuta; le infiorescenze, generalmente rosse, vedono la presenza di un numero maggiore di fiorellini.
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Secondo alcuni, le nerine prediligono essere messe a dimora in giardino. Più spazio e permette loro di crescere più rigogliose. Qualsiasi scelta facciamo, dobbiamo utilizzare un terreno molto leggero, poco calcareo e composto da un misto di torba e di sabbia. In questo modo viene garantito l’effetto drenante.
Infatti, i ristagni idrici sono uno dei principali nemici di qualsiasi pianta, in particolar modo per le bulbose. Le annaffiature devono essere abbastanza frequenti, nel periodo di fioritura, ma non eccessive, proprio per evitare che l’acqua si fermi presso il colletto della pianta, cioè nel punto di intersezione fra il bulbo e la parte aerea del fusto.
Sarebbe opportuno, nel periodo che va da agosto, somministrare ogni 15-20 giorni acqua ed estratto di alghe. E’ una cura nutritiva da fare con ritmo mensile fino alla primavera. Lo scopo è quello di rinnovare le scorte di nutrimento disperse dal bulbo durante il periodo della fioritura.
La nerina è una pianta che ci annuncia la fine dell’estate. Fiorisce quando la maggior parte delle piante si preparano per l’autunno. E, nonostante la fioritura stia ormai per terminare, le nerine continuano a vegetare dove il clima lo permette. Nei luoghi in cui la temperatura è un pò rigida, dobbiamo ricoprire la parte delle radici con uno strato protettivo di paglia o torba per fare in modo che le piante riposino tranquille.
In primavera queste piante entrano nella fase di stasi e quindi non devono ricevere alcuna annaffiatura. Solo ad agosto, ricominceremo ad annaffiare le piante in modo che il processo vegetativo riprenda in pieno il suo lavoro. Per avere una bella fioritura è preferibile lasciare le piante in uno stesso posto, o in uno stesso vaso, per un periodo di almeno tre anni.